Nelle ultime settimane, al vasto repertorio di battute popolari se n’è aggiunta un’altra significativa. Due amici s’incontrano per strada e uno chiede all’altro: “Ma lo sapevi che Cuba ha il pozzo petrolifero più grande del mondo?”. L’amico interrogato si chiede se l’altro abbia perso la ragione o se invece non abbiano scoperto un bel giacimento di greggio di cui lui non è informato. Magari, pensa per un attimo, l’hanno detto al telegiornale della mattina. Allora rimugina in cerca di una risposta finché l’altro scoppia a ridere e dice: “Sì, caro mio, abbiamo il pozzo petrolifero Chávez #1 che non si prosciuga e non ha bisogno di soldi per essere sfruttato”.

Il sussidio venezuelano è percepibile ovunque nella vita cubana e non sfugge alle battute e all’ironia. Questa settimana la sensazione è ancora più forte, perché Hugo Chávez ha chiesto al parlamento di Caracas il permesso di tornare a curarsi sull’isola. Si rincorrono le voci su un peggioramento della salute del presidente venezuelano, ma il suo soggiorno a Cuba è circondato dal mistero: non è filtrata neanche una parola, nessun dottore ha avuto il coraggio di dire qualcosa e nessuna rivelazione è finita sulla stampa.

Nonostante tutto nell’aria c’è nervosismo. Molti temono che il “pozzo petrolifero Chávez #1” si prosciughi e scateni una crisi economica più profonda nel nostro paese. Dietro al sarcasmo delle battute, si nasconde il perenne turbamento di dipendere da qualcun altro.

Traduzione di Francesca Rossetti

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