Il 25 luglio nel Kurdistan iracheno si terranno le elezioni parlamentari e presidenziali. Questa volta oltre ai due principali partiti curdi, il Partito democratico curdo (Kdp) e l’Unione patriottica del Kurdistan (Puk), ci sono 507 candidati appartenenti ad altre formazioni.
A Erbil la vittoria del Kdp e del suo leader, l’attuale presidente curdo Massud Barzani, sembra garantita. La città è tappezzata di gigantografie di Barzani che in alcune è ritratto insieme a suo padre sulle montagne. Entrambi hanno i fucili in mano per ricordare alla popolazione che la famiglia Barzani ha partecipato alla lotta armata e che l’attuale situazione del Kurdistan è anche merito loro.
A Sulaimaniyah, che rispetto alla capitale più conservatrice ha fama di essere una città ribelle, si respira un’altra atmosfera. Gli sfidanti del Puk, soprattutto la lista Gorran (Cambio), si stanno dando molto da fare. Anche i tassisti fanno campagna elettorale con gli adesivi incollati sulle automobili. Waria, un autista di 32 anni, usa anche la radio.
“Mi sintonizzo tutto il giorno sulle trasmissioni politiche giuste”, mi racconta, “così i passeggeri a bordo intanto ascoltano. Spero che votino come si deve”. Gli ho chiesto per chi voterà. “Per una nuova leadership”, mi ha risposto.
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