Con il diffondersi delle tensioni all’interno dell’Iraq, dove i partiti e le milizie filoiraniane si oppongono ai sostenitori di Moqtada al Sadr e alle loro milizie, ai confini nordorientali del paese rischia di scoppiare una guerra vera tra l’Iran e gli Stati Uniti.
Mentre a Vienna si svolgono i negoziati tra Washington e Teheran, con molte esitazioni e scarsi progressi, le due parti si sono scontrate nei pressi del confine con la Siria. I 599 chilometri di frontiera tra Iraq e Siria sono affollati di milizie filoiraniane e di gruppi armati curdi sostenuti dagli Stati Uniti. Almeno 24 combattenti iracheni filoiraniani si trovavano lì.
La smentita di Teheran
L’intensità degli attacchi e delle reazioni è andata crescendo fino a trasformarsi quasi in una guerra. Nell’ultimo di questi attacchi, il 24 agosto, le milizie sostenute da Teheran hanno lanciato missili contro le due basi militari statunitensi, ferendo tre soldati.
Gli statunitensi hanno risposto attaccando con gli elicotteri e distruggendo tre auto e attrezzature per il lancio di missili, causando la morte di tre combattenti, mentre fonti locali parlano dell’uccisione del generale iraniano Sardar Akbar Jalog Mard.
L’Iran ha negato qualsiasi collegamento con gli attacchi e ha dichiarato che le guardie rivoluzionarie islamiche di stanza in Siria sono solo “consulenti militari” per il governo siriano e le forze che aiutano il regime.
Dall’altra parte, il presidente statunitense Joe Biden ha affermato di aver “diretto attacchi aerei e di artiglieria che hanno ucciso quattro miliziani in Siria orientale per proteggere le forze statunitensi dagli attacchi delle milizie sostenute dall’Iran”. Biden ha descritto gli attacchi come “la più pesante azione delle forze statunitensi nella regione da molti mesi”.
Dopo dieci mesi senza un governo a causa del conflitto tra i maggiori partiti, tutti qui in Iraq, compreso il presidente Barham Saleh, si aspettano che la guerra nel nordest del paese evolverà in modo drastico in un crescendo militare, e forse in una guerra civile interna all’Iraq.
(Traduzione di Francesco De Lellis)
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