L’inchiesta dell’Economist sull’Italia di Silvio Berlusconi.
Non si può dire che all’Economist manchi il tempismo. In pochi anni è la quarta copertina molto dura con Silvio Berlusconi. Ed è arrivata proprio alla vigilia del referendum che ha segnato una nuova sconfitta del presidente del consiglio italiano. Un attacco ancora più duro perché viene da un settimanale che non può certo essere definito di sinistra. Paladino del libero mercato, l’Economist è il giornale dell’establishment anglosassone, amato e letto dalle élite economiche e politiche di mezzo mondo. Il dubbio, piuttosto, è sulla parola giusta per tradurre screwed. “Fregato”, come hanno scritto molti giornali italiani che si sono improvvisamente scoperti puritani dopo aver riempito per mesi le loro pagine di intercettazioni telefoniche a base di bunga bunga ed escort? Oppure “sputtanato”, come ha proposto un lettore dell’Economist partecipando al dibattito lanciato proprio sul sito del settimanale britannico? No, la parola giusta è un’altra. Forse non rende tutte le sfumature dell’originale, però è quella che più gli si avvicina. Berlusconi ha fottuto l’Italia. Ma non è detto che debba continuare a farlo.
L’inchiesta dell’Economist sull’Italia di Silvio Berlusconi.
L’Akp, al potere dal 2002, ha trionfato alle elezioni del 12 giugno. Ma per riformare la costituzione dovrà negoziare con l’opposizione e con i curdi
La cittadina di Jisr al Shughur è stata attaccata dall’esercito di Damasco. Gli abitanti erano pronti a fuggire e in migliaia si sono ammassati alla frontiera con la Turchia. Reportage da Yayladagi.
Scordarsi un figlio di pochi mesi in macchina sembra impossibile. Ma succede anche ai genitori più premurosi e attenti. L’articolo del Washington Post che ha vinto il premio Pulitzer.
Dopo il successo dei nazionalisti alle elezioni di maggio, la possibilità che Edimburgo divorzi da Londra non è più così inverosimile. Ma sarebbe davvero sostenibile sotto il profilo economico? L’inchiesta del Guardian.
Una mostra in Francia sull’opera a stelle e strisce del fotografo Brassaï: gli Stati Uniti come non erano mai stati raccontati, scrive Christian Caujolle.
In volo sopra le Ande, poi in canoa lungo il fiume per vedere pappagalli, tapiri e caimani nel cuore della giungla amazzonica peruviana.
Si è messa alla guida del movimento di protesta contro le aziende minerarie nella regione di Goa, in India. E sta pagando un prezzo molto alto.
Di Jochen Gerner
Di Neal Pollack
Oggi anche la suggestione è sospetta: ci hanno spinto ad aver paura o a vergognarci delle fantasie che oltrepassano i limiti del consueto. Un articolo di JoAnn Wypijewski.
Da alcuni mesi i medici dell’Autorità Nazionale Palestinese (Anp) sono in sciopero. Leggi
Fino a quando ci sarà un partner potente a sostenerci, le fragili gambe del paese non riusciranno a svilupparsi. Leggi
Gli Stati Uniti dovranno dire addio ai tempi in cui potevano risolvere il problema del loro deficit colossale semplicemente stampando dollari, mentre gli altri paesi non potevano farlo. Leggi
La democrazia comporta il rischio che a vincere sia il peggiore. Avere un valido strumento elettorale garantisce il conteggio corretto delle volontà, non la loro qualità. Leggi
James Lasdun, Comincia a far male Leggi
Clément Chéroux, Diplopia Leggi
Flogging Molly, The Antlers, Vetrozero Leggi
Le parole valgono solo in rapporto alla pratica che le accompagna e segue. Leggi
Suonare uno strumento a fiato aumenta il rischio di infezioni respiratorie? Leggi
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