Il presidente siriano Bashar al Assad ha raggiunto il 21 settembre la Cina per il suo primo viaggio ufficiale nel paese da quasi due decenni. L’obiettivo è chiedere aiuti per la ricostruzione della Siria, devastata da più di dieci anni di guerra.
La Cina diventa così uno dei pochi paesi al di fuori del Medio Oriente che Assad ha visitato dall’inizio della guerra, che dal 2011 ha causato più di 500mila vittime, costretto milioni di persone a lasciare le loro case e distrutto infrastrutture e impianti industriali.
Assad è solo l’ultimo di una serie di leader contestati in occidente ma accolti con tutti gli onori in Cina, dopo il presidente venezuelano Nicolás Maduro e quello iraniano Ebrahim Raisi, senza contare alcuni alti funzionari russi.
Assad parteciperà il 23 settembre alla cerimonia di apertura dei Giochi asiatici ad Hangzhou, dove incontrerà il suo collega cinese Xi Jinping. Visiterà anche la capitale Pechino.
Si tratta della prima visita di Assad in Cina dal 2004.
Pechino fornisce da tempo un sostegno diplomatico a Damasco, soprattutto nel Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, dove la Cina è membro permanente con potere di veto.
Nel corso degli anni ci sono state visite reciproche di funzionari.
“La visita di Assad è un’ottima occasione per rompere l’isolamento politico imposto alla Siria”, ha dichiarato all’Afp il politologo siriano Oussama Dannoura.
La Cina punta invece a espandere la sua influenza in Medio Oriente.
All’inizio dell’anno Pechino ha favorito, operando come mediatrice, il riavvicinamento tra due paesi storicamente rivali, l’Arabia Saudita e l’Iran, sostenitore del regime siriano.
L’intesa ha permesso alla Siria di tornare a partecipare, nel maggio scorso, a un vertice della Lega araba.