Il 16 novembre si è votato in Madagascar per le elezioni presidenziali, boicottate dalla maggior parte dei candidati dell’opposizione per i timori sulla regolarità del voto, in un contesto di forti tensioni.
L’isola dell’oceano Indiano è il principale produttore mondiale di vaniglia, ma è anche uno dei paesi più poveri del mondo ed è stato scosso da crisi politiche ricorrenti fin dall’indipendenza dalla Francia nel 1960.
Il presidente Andry Rajoelina ha respinto tutte le critiche che gli sono state rivolte dai suoi avversari e si è detto fiducioso di ottenere la rielezione al primo turno. Rajoelina, 49 anni, è uno dei tredici candidati, ma dieci di loro hanno invitato gli elettori a non partecipare al voto, denunciando un “colpo di stato istituzionale” a favore dell’attuale presidente.
Dall’inizio di ottobre, l’opposizione (che ha presentato due candidati) ha organizzato manifestazioni quasi quotidiane, in gran parte non autorizzate, nella capitale. I manifestanti sono stati dispersi dalla polizia, che ha lanciato gas lacrimogeni.
“Facciamo appello a tutti di non votare. Le condizioni per un’elezione presidenziale trasparente non sono state rispettate”, ha dichiarato Roland Ratsiraka, uno dei candidati.”Non vogliamo partecipare a questa frode, è una presa in giro per il Madagascar”.
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Il giorno prima del voto (15 novembre) le autorità hanno imposto il coprifuoco notturno ad Antananarivo, in seguito a quelle che il prefetto ha definito “azioni di sabotaggio”.
Rajoelina, che è salito al potere nel 2009 con un colpo di stato e non ha partecipato alle elezioni successive per poi tornare a vincere nel 2018, è andato avanti nonostante le tensioni.
Mentre i suoi avversari si rifiutavano di fare campagna elettorale, ha attraversato il paese con un aereo privato, mostrando scuole, strade e ospedali costruiti durante il suo mandato.”È irresponsabile incoraggiare gli elettori a non votare”, ha dichiarato la portavoce della sua campagna elettorale, Lalatiana Rakotondrazafy, accusando l’opposizione di voler “sabotare” il voto “cercando di prendere in ostaggio l’intera nazione”. Undici milioni di persone sono registrate nelle liste elettorali nel paese di circa 30 milioni.
Di fronte a un ampio boicottaggio, una forte affluenza alle urne sarà fondamentale per Rajoelina. Alle ultime elezioni del 2018, meno del 55 per cento degli iscritti si è presentato al primo turno. Per molti, in quello che è uno dei paesi più poveri, la politica non è una priorità. Il gruppo di opposizione ha promesso di continuare a protestare finché non si terranno elezioni regolari.
La Comunità per lo sviluppo dell’Africa meridionale (Sadc), un blocco regionale, l’Unione africana e l’Unione europea hanno inviato osservatori indipendenti per monitorare il voto.