Il 24 novembre Dilan Yeşilgöz, la leader del Partito popolare per la libertà e la democrazia (Vvd, centrodestra), la formazione del premier uscente Mark Rutte, al potere da tredici anni, ha dichiarato che non parteciperà a un governo di coalizione.
“Considerando i dieci seggi persi rispetto al 2021, mi sembra che l’elettorato abbia inviato un chiaro segnale al Vvd”, ha spiegato Yeşilgöz.
“Questo complica le cose”, ha reagito Geert Wilders, leader del Partito per la libertà (Pvv, estrema destra), che punta a guidare un governo di coalizione.
Il 24 novembre sono cominciate le trattative per formare un governo, un processo che si preannuncia lungo e difficile.
Nelle elezioni anticipate del 22 novembre il Pvv ha ottenuto a sorpresa la maggioranza relativa dei seggi della camera bassa del parlamento (37 su 150).
Wilders puntava a formare una coalizione con il Nuovo contratto sociale (Nsc, 20 seggi), un partito fondato appena tre mesi fa da Pieter Omtzigt, con il Movimento civico-contadino (Bbb, sette seggi) e con il Vvd (24 seggi).
Il leader di estrema destra dovrebbe poter contare sul Bbb e forse anche sull’Nsc, ma la rinuncia del Vvd è un duro colpo.
“È impossibile formare un governo di coalizione di destra senza il Vvd”, ha dichiarato Albert Bos, un giornalista politico dell’emittente pubblica Nos.
Manifestazioni ad Amsterdam e Utrecht
Il 23 novembre ci sono state manifestazioni di protesta contro Wilders nella capitale Amsterdam e a Utrecht.
Wilders, che in passato ha definito i marocchini “feccia” e ha proposto dei concorsi per fare caricature del profeta Maometto, ha costruito la sua carriera sulla lotta a quella che definisce “l’invasione islamica dell’occidente”.
Più di recente ha cercato di attenuare la retorica populista sull’immigrazione e di concentrarsi su altri problemi, tra cui il costo della vita. Si è anche detto disposto a mettere da parte le sue opinioni sull’islam per diventare il premier di tutti gli olandesi.
Ma il programma del Pvv conserva i toni xenofobi. Propone il ripristino dei controlli alle frontiere, la detenzione e l’espulsione dei migranti irregolari, il rimpatrio dei richiedenti asilo siriani e la reintroduzione dei permessi di lavoro per i lavoratori comunitari.