Il 7 marzo il presidente statunitense Joe Biden ha annunciato la costruzione di un “porto temporaneo” nella Striscia di Gaza per accelarare le consegna degli aiuti umanitari agli abitanti.
Gli Stati Uniti stanno esercitando una pressione crescente sull’alleato israeliano, che continua a ostacolare l’ingresso degli aiuti dall’Egitto.
Secondo le Nazioni Unite, circa 2,2 dei 2,4 milioni di abitanti della Striscia di Gaza rischiano gravi carenze di cibo e acqua potabile, mentre 1,7 milioni di abitanti sono stati costretti a lasciare le loro case e il sistema sanitario è al collasso.
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Cosa succede in Medio Oriente. A cura di Francesca Gnetti. Ogni mercoledì.
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Di fronte a questa catastrofe umanitaria, negli ultimi giorni alcuni paesi arabi e occidentali, tra cui gli Stati Uniti e la Francia, hanno effettuato dei lanci di cibo per via aerea.
Ma questi lanci e l’eventuale consegna di aiuti via mare non possono sostituire la distribuzione via terra, secondo le Nazioni Unite, che hanno lanciato l’allarme per “una grave carestia ormai quasi inevitabile”.
“Sto lavorando sodo per ottenere una tregua umanitaria di almeno sei settimane”, ha affermato Biden durante il suo discorso annuale sullo stato dell’Unione, invitando Israele a non usare la consegna degli aiuti umanitari come “moneta di scambio”.
La costruzione del “porto temporaneo” dovrebbe richiedere alcune settimane e non prevede la presenza sul terreno di soldati statunitensi, hanno spiegato dei funzionari di Washington, aggiungendo che il governo israeliano è stato informato.
Secondo questi funzionari, gli aiuti via mare partiranno dal porto di Larnaca a Cipro, il paese dell’Unione europea più vicino alla Striscia di Gaza, dove l’8 marzo è arrivata per una visita la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen.
Von der Leyen ha affermato che il corridoio marittimo tra Cipro e Gaza potrebbe essere inaugurato già in questo fine settimana.
“La diversificazione delle vie di rifornimento terrestri rimane la soluzione migliore: più facile, rapida ed economica”, ha affermato il 7 marzo Sigrid Kaag, la coordinatrice delle Nazioni Unite per gli aiuti umanitari a Gaza.
Secondo il ministero della salute di Hamas, almeno venti civili, in maggioranza bambini, sono morti per malnutrizione e disidratazione.
La situazione è particolarmente grave nella parte nord del territorio, dove la distribuzione degli aiuti è quasi impossibile a causa dei combattimenti, delle distruzioni e dei saccheggi.
Il 29 febbraio alcuni spari dei soldati israeliani sulla folla affamata e la successiva fuga dei presenti durante una distribuzione di aiuti nella città di Gaza hanno causato almeno 115 vittime, secondo Hamas.
Secondo le autorità di Hamas, l’offensiva israeliana nella Striscia di Gaza ha causato finora la morte di 30.878 persone. L’attacco di Hamas del 7 ottobre ha invece causato circa 1.160 vittime in Israele, secondo un conteggio dell’Afp basato sugli ultimi dati israeliani disponibili.