Il 25 marzo il Cremlino ha rifiutato di commentare la rivendicazione del gruppo Stato islamico dell’attentato del 22 marzo a Mosca che ha causato la morte di 137 persone, mentre l’inchiesta è ancora in corso.
Nel fine settimana il presidente Vladimir Putin e i servizi di sicurezza dell’Fsb hanno evitato qualunque riferimento al gruppo jihadista, preferendo soffermarsi su una pista ucraina smentita da Kiev e dall’occidente.
Il presidente russo ha fatto sapere che non visiterà la Crocus City Hall, la sala da concerti colpita nel più grave attentato in Russia da vent’anni.
A tre giorni dalla strage, molte domande rimangono senza risposta, in particolare riguardo all’identità e alle motivazioni dei quattro presunti membri del commando armato.
Dmitrij Peskov, il portavoce del Cremlino, non ha fornito ulteriori informazioni il 25 marzo. “Sarebbe un errore commentare un’inchiesta in corso”, si è limitato a dire alla stampa.
Il gruppo Stato islamico, presente nel Caucaso russo e nemico di Mosca in Siria, ha subito rivendicato l’attentato, ma secondo Mosca i membri del commando armato hanno cercato di raggiungere il territorio ucraino dopo aver compiuto la strage.
L’Ucraina ha negato qualunque coinvolgimento nell’attentato e anche Washington ha respinto le accuse rivolte da Putin a Kiev.
Peskov ha anche rifiutato di commentare la notizia che i presunti autori della strage sarebbero stati torturati, avvalorata dalla pubblicazione sui social network di video e immagini che li mostrano con i volti insanguinati.
Undici persone arrestate
Un altro video, la cui autenticità non è stata confermata, mostra un uomo fuori campo che sembra tagliare un orecchio a uno dei presunti autori della strage.
Durante l’udienza che si è svolta in un tribunale di Mosca la sera del 24 marzo uno degli uomini arrestati aveva una benda sull’orecchio, mentre un altro era in sedia a rotelle e teneva gli occhi chiusi.
Le autorità russe hanno affermato di aver arrestato in totale undici persone, tra cui i quattro presunti attentatori, che sono stati messi in detenzione provvisoria per due mesi.
In teoria rischiano una condanna all’ergastolo, ma nelle ultime ore si sono moltiplicati gli appelli per revocare la moratoria sulla pena di morte per i reati di terrorismo.
L’attentato rappresenta comunque un duro colpo per Putin, che pochi giorni prima era stato confermato per un nuov0 mandato di sei anni in elezioni presidenziali che si sono tenute senza l’opposizione.