Il primo ministro slovacco Robert Fico, vittima di un attentato il 15 maggio, è stato sottoposto il 17 maggio a un nuovo intervento chirurgico e le sue condizioni sono ancora gravi, mentre il paese è precipitato nell’incertezza a tre settimane dalle elezioni europee.
Due giorni dopo l’attentato, avvenuto al termine di una riunione di governo in trasferta ad Handlová, nel centro del paese, Fico, 59 anni, è ancora ricoverato in terapia intensiva in un ospedale di Banská Bystrica.
“È stato sottoposto a un’operazione durata quasi due ore”, ha dichiarato il vicepremier e ministro della difesa Robert Kaliňák. “Le sue condizioni sono ancora gravi. Probabilmente ci vorranno giorni per capire come evolveranno”.
“Riesce a parlare, ma è molto debole”, ha affermato il 16 maggio il presidente eletto Peter Pellegrini.
“Lunedì si riunirà una commissione medica per decidere se continuare a curarlo a Banská Bystrica o trasferirlo a Bratislava”, ha aggiunto.
Intanto, la polizia sta proseguendo le indagini sull’autore dell’attentato, Juraj Cintula, un pensionato di 71 anni che il 16 maggio è stato incriminato per tentato omicidio premeditato.
Scrittore dilettante, Cintula aveva fondato un movimento “contro la violenza”.
I mezzi d’informazione locali l’hanno descritto come un sostenitore dell’opposizione che ha deciso di passare all’azione dopo le elezioni presidenziali di aprile, vinte da Pellegrini, un alleato di Fico.
Fico, un leader populista accusato di essere favorevole al Cremlino, si è insediato per un terzo mandato da premier nell’ottobre 2023, dopo aver già guidato il paese dal 2006 al 2010 e dal 2012 al 2018.
Negli ultimi mesi ha fatto una serie di dichiarazioni che hanno alimentato le tensioni con la vicina Ucraina.
Ha sospeso gli aiuti militari a Kiev e messo in discussione la sua sovranità, oltre a opporsi alle sanzioni alla Russia.
Ad aprile, tuttavia, si è espresso a favore di una soluzione negoziata che rispetti l’integrità territoriale dell’Ucraina.
In politica interna il premier ha promosso alcune misure che hanno scatenato proteste di massa, tra cui una legge sull’informazione che, secondo i critici, minerà l’imparzialità della tv e della radio pubbliche.