Nel fine settimana, in occasione del secondo turno delle elezioni parlamentari in Francia, sono stati vietati i raduni nel territorio della Nuova Caledonia, nell’oceano Pacifico.
La Francia è sulle spine in vista del ballottaggio di domenica 7 luglio, con le forze centriste e di sinistra che sperano d’impedire all’estrema destra di ottenere la maggioranza assoluta all’assemblea nazionale.
L’alto commissario, che rappresenta lo stato francese nell’arcipelago dove a maggio sono scoppiate violente proteste, ha dichiarato che gli assembramenti pubblici saranno vietati da sabato mattina a lunedì sera.
“Un’adeguata presenza di sicurezza, tra cui 3.500 agenti di polizia e gendarmi, sarà messa in atto per garantire il regolare svolgimento delle operazioni di voto”, ha dichiarato. Anche il divieto di vendita di armi e alcolici e il coprifuoco notturno, in vigore dall’inizio dei disordini, saranno prorogati fino al 15 luglio.
Un’ondata di disordini e saccheggi era scoppiata a metà maggio in Nuova Caledonia contro un progetto di riforma costituzionale che avrebbe concesso il diritto di voto alle elezioni provinciali a chi vive nell’arcipelago da almeno dieci anni. Gli indigeni kanak temono che il piano li lascerebbe in minoranza permanente rispetto ai francesi della terraferma, allontanando le speranze di indipendenza.
Secondo l’alto commissario, le violenze nel territorio francese hanno causato nove morti e più di 1.700 persone sono state arrestate. “Negli ultimi giorni l’ordine pubblico è migliorato grazie soprattutto all’efficienza delle misure di sicurezza rafforzate”, ha dichiarato. “Ma i rivoltosi hanno danneggiato alcune infrastrutture pubbliche, tra cui delle scuole”. Qualcuno ha dato fuoco a una scuola elementare nella notte tra giovedì e venerdì a Dumbea, a nord della capitale Numea, hanno riferito i giornalisti dell’Afp.
Una nuova ondata di violenza è scoppiata alla fine di giugno dopo che sette attivisti indipendentisti, accusati di aver orchestrato le rivolte di maggio, erano stati inviati nella Francia continentale per scontare la detenzione preventiva.
L’attivista kanak Christophe Tein, 56 anni, ha dichiarato da un carcere francese di considerarsi un “prigioniero politico”.
Le autorità hanno messo Tein sotto inchiesta per collusione in tentato omicidio e altre accuse, che il suo gruppo indipendentista nega.
La riforma costituzionale necessaria per modificare la legge elettorale del territorio è stata di fatto abbandonata dopo che il presidente Emmanuel Macron ha sciolto il parlamento per convocare elezioni anticipate.