Il 28 novembre il primo ministro georgiano Irakli Kobakhidze, fiilorusso, ha annunciato la sospensione, almeno fino al 2028, dei negoziati per l’adesione all’Unione europea. Subito dopo migliaia di persone sono scese in piazza per protestare a Tbilisi e in altre città, e più di quaranta sono state arrestate.
Una nuova manifestazione è prevista per la sera del 29 novembre.
Il paese caucasico è in preda a forti tensioni dalle elezioni legislative del 26 ottobre, vinte dal partito al governo Sogno georgiano, ma caratterizzate da gravi irregolarità secondo l’opposizione filoeuropea e la presidente Salomé Zourabishvili.
L’opposizione accusa il governo di voler condurre la Georgia nell’orbita di Mosca, mentre una parte consistente della popolazione considera la Russia, che ha invaso la Georgia nel 2008, come una minaccia e l’occidente come un baluardo della libertà.
Nella notte tra il 28 e il 29 novembre la polizia antisommossa ha usato cannoni ad acqua, gas lacrimogeni e proiettili di gomma contro i manifestanti, che a loro volta hanno eretto delle barricate a cui hanno poi dato fuoco.
Secondo il ministero dell’interno, “43 persone sono state arrestate per aver commesso atti di vandalismo e 32 poliziotti sono rimasti feriti”.
Due esponenti del partito d’opposizione Coalizione per il cambiamento, Elene Khoshtaria e Nana Malashkhia, sono rimaste ferite durante gli scontri. La prima ha riportato la frattura di un braccio e la seconda del naso.
Dopo le elezioni del 26 ottobre l’opposizione ha organizzato una serie di manifestazioni di protesta e boicottato i lavori del nuovo parlamento.
La presidente filoeuropea Zourabishvili ha chiesto alla corte costituzionale di annullare il voto, una richiesta che difficilmente sarà accolta.
Ha denunciato la “repressione” delle manifestazioni e chiesto una “reazione forte dell’Unione europea”.
Il 28 novembre il parlamento europeo ha approvato una risoluzione che respinge i risultati delle elezioni, denunciando “significative irregolarità”. La risoluzione chiede nuove elezioni entro un anno con la supervisione della comunità internazionale e sanzioni contro alcuni leader georgiani, tra cui il premier Kobakhidze.
In risposta, Kobakhidze ha accusato il parlamento europeo di voler “ricattare la Georgia”.
Nel maggio scorso il paese era stato scosso da grandi manifestazioni contro una legge sugli “agenti stranieri” ispirata a una normativa russa usata per tenere sotto controllo la società civile.