Il 17 dicembre un terremoto di magnitudo 7,3 sulla scala Richter ha colpito l’arcipelago di Vanuatu, causando gravi danni e, secondo un testimone, anche alcune vittime.
L’epicentro del sisma è stato localizzato in mare, appena trenta chilometri a ovest della capitale Port Vila e a 43 chilometri di profondità, secondo lo United States geological survey (Usgs). È scattata un’allerta tsunami, poi revocata.
“I collegamenti internet e telefonici sono interrotti”, ha dichiarato Michael Thompson, un abitante che ha contattato l’Afp con un telefono satellitare.
Thompson ha raccontato di aver visto corpi senza vita nella capitale, oltre a ponti crollati e frane.
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“L’ambasciata francese è stata distrutta, ma il personale è incolume”, ha affermato l’ambasciatore in un messaggio sul social network X.
“L’ambasciata statunitense ha subìto danni considerevoli e resterà chiusa fino a nuovo ordine”, ha dichiarato invece la missione diplomatica statunitense in Papua Nuova Guinea.
“Stiamo monitorando da vicino la situazione a Vanuatu e siamo pronti a fornire supporto”, ha affermato in un comunicato la ministra degli esteri australiana Penny Wong.
Aeroporto chiuso
Secondo Behzad Fatahi, un esperto della University of technology Sydney, gli abitanti dovranno stare attenti alle scosse di assestamento, che potrebbero essere devastanti.
L’aeroporto di Port Vila è stato chiuso, e le compagnie aeree Qantas, Jetstar, Virgin Airways e Fiji Airways hanno cancellato i voli per Vanuatu.
Vanuatu è un arcipelago con 320mila abitanti che si trova lungo la cosiddetta cintura di fuoco del Pacifico, una zona caratterizzata da frequenti terremoti ed eruzioni vulcaniche.
È considerato uno dei paesi più vulnerabili ai disastri naturali, in particolare terremoti, tsunami, tempeste e alluvioni.