Enrique Márquez, candidato alle elezioni presidenziali di luglio in Venezuela, è stato “arrestato arbitrariamente”. Lo ha annunciato l’8 gennaio la coalizione dell’opposizione alla quale appartiene il suo partito.
“Informiamo che il 7 gennaio Enrique Márquez è stato arrestato arbitrariamente”, ha dichiarato il Fronte democratico popolare. I pubblici ministeri non hanno confermato l’arresto. Márquez ha avviato numerosi procedimenti legali contro la rielezione del presidente uscente Nicolás Maduro, chiedendo l’annullamento del risultato elettorale.
In Venezuela, intanto, sono attese proteste antigovernative alla vigilia del giuramento del presidente Maduro per un terzo mandato che l’opposizione e gran parte della comunità internazionale considerano illegittimo.
Migliaia di poliziotti e soldati sono stati schierati a Caracas in questi giorni. Il ministro dell’interno Diosdado Cabello ha dichiarato che i manifestanti dell’opposizione – che ha definito “fascisti” e “terroristi”– “si pentiranno” di essere venuti, giurando che “passeremo al contrattacco”.
La brutale repressione delle proteste che hanno accompagnato la vittoria elettorale di Maduro cinque mesi fa ha causato 28 morti, circa duecento feriti e più di 2.400 arresti. “Quello che succederà è imprevedibile”, ha detto all’Afp il venezuelano Mailin Rodríguez per le strade di Caracas.
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In mezzo alle tensioni crescenti, l’oppositore Edmundo González Urrutia che vuole tornare in patria per rivendicare la presidenza e che sostiene di aver vinto le elezioni dello scorso luglio, sta concludendo un viaggio internazionale che lo ha portato in Argentina, Uruguay e Stati Uniti, dove ha ricevuto il sostegno del presidente uscente Joe Biden.
“La strategia di Urrutia è quella di aumentare la pressione internazionale”, ha dichiarato all’Afp Mariano de Alba, esperto di relazioni internazionali. Le autorità di Caracas hanno promesso di arrestare González Urrutia, a cui è stato concesso l’esilio in Spagna lo scorso settembre, se dovesse rientrare nel paese.