Il 9 gennaio il principale oppositore mozambicano, Venâncio Mondlane, è tornato nel paese in un contesto di forti tensioni, affermando di essere pronto a dialogare con il governo dopo mesi di manifestazioni contro i presunti brogli nelle elezioni del 9 ottobre.

Dopo più di due mesi trascorsi all’estero per motivi di sicurezza, in seguito all’omicidio di due suoi collaboratori, Mondlane ha detto di voler avviare un dialogo con il Fronte di liberazione del Mozambico (Frelimo), il partito al potere nel paese da cinquant’anni.

“Sono qui, in carne e ossa, per dire che se volete negoziare, se volete parlare con me, sono disponibile”, ha dichiarato ai giornalisti presenti all’aeroporto di Maputo, indossando un abito scuro e una collana di fiori finti bianchi.

Contemporaneamente centinaia di sostenitori di Mondlane che cercavano di raggiungere l’aeroporto si sono scontrati con la polizia antisommossa, che ha usato i gas lacrimogeni per disperderli.

A meno di una settimana dall’insediamento del nuovo presidente Daniel Chapo, del Frelimo, previsto per il 15 gennaio, molti commentatori temono che il ritorno di Mondlane, 50 anni, possa far precipitare il Mozambico nel caos.

A dicembre il più alto tribunale del paese aveva confermato la vittoria di Chapo nelle presidenziali con il 65,17 per cento dei voti, contro il 24 per cento di Mondlane, ma l’opposizione e alcune ong denunciano brogli sistematici.

Mondlane potrebbe essere arrestato perché la procura aveva avviato un procedimento contro di lui, accusandolo di essere responsabile delle violenze e dei saccheggi avvenuti durante le manifestazioni antigovernative degli ultimi mesi.

“Sono pronto a sottopormi alla giustizia e a dimostrare chi sono i veri colpevoli dei crimini commessi nel paese”, ha affermato all’aeroporto.

La sua auto si è poi diretta lentamente verso il centro della capitale, seguita da una folla crescente di sostenitori.

Da ottobre circa trecento persone sono morte nelle violenze nel paese, secondo un’ong locale.