Il gruppo ribelle M23 (Movimento 23 marzo), sostenuto dall’esercito ruandese, ha conquistato la quasi totalità di Goma, capoluogo della provincia del Nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, mentre il presidente congolese Félix Tshisekedi si appresta a tenere un discorso alla nazione.
I miliziani dell’M23 e i soldati ruandesi hanno assunto il controllo anche della sede del governo provinciale e dell’aeroporto, e molti soldati congolesi sono fuggiti o sono stati catturati.
Il 29 gennaio non sono stati segnalati combattimenti a Goma, una città con più di un milione di abitanti tra il lago Kivu e il confine con il Ruanda.
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Mentre aumentano le pressioni internazionali per mettere fine alla crisi, un nuovo tentativo diplomatico è fallito il 29 gennaio quando Tshisekedi ha rifiutato di partecipare a un incontro con il suo collega ruandese Paul Kagame a Nairobi, in Kenya.
Tshisekedi, che dall’inizio della crisi non si era ancora espresso, romperà il silenzio in giornata rivolgendosi alla nazione, secondo la tv nazionale. Nei giorni scorsi il suo governo aveva accusato il Ruanda di “aver dichiarato guerra al paese” e affermato di voler “evitare una carneficina a Goma”.
I combattimenti hanno aggravato la crisi umanitaria in corso nelle province del Nord Kivu e Sud Kivu, che sono ricche di risorse naturali.
Secondo le Nazioni Unite, le violenze nell’est della Repubblica Democratica del Congo hanno causato più di 500mila sfollati dall’inizio dell’anno.
A Goma il bilancio provvisorio è di più di cento morti e quasi mille feriti, secondo i dati ospedalieri raccolti dall’Afp la sera del 28 gennaio. “Ma molti corpi si trovano ancora in città e devono essere recuperati al più presto”, ha dichiarato un medico.
Attacchi alle ambasciate
Il 29 gennaio Vincent Karega, ambasciatore del Ruanda per la regione dei Grandi laghi, ha affermato che l’M23 non si fermerà a Goma, ma continuerà ad avanzare nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Secondo Karega, potrebbe addirittura spingersi fino alla capitale Kinshasa.
Il 28 gennaio gruppi di manifestanti avevano attaccato alcune ambasciate a Kinshasa, tra cui quelle di Ruanda, Francia, Belgio e Stati Uniti.
Gli Stati Uniti hanno invitato i loro cittadini a lasciare il paese.