Il 6 febbraio Israele ha annunciato di aver avviato i preparativi per il “trasferimento su base volontaria degli abitanti della Striscia di Gaza”, dopo che il presidente statunitense Donald Trump aveva affermato di voler assumere il controllo del territorio trasferendo l’intera popolazione all’estero.
L’annuncio del ministro della difesa israeliano Israel Katz arriva dopo che la proposta di Trump ha suscitato forte indignazione nel mondo, con le Nazioni Unite che hanno messo in guardia contro qualunque forma di “pulizia etnica”.
Katz ha riferito di aver “ordinato all’esercito israeliano di mettere a punto un piano che permetta a tutti gli abitanti di Gaza che lo desiderano di partire per qualunque paese sia disposto ad accoglierli”.
Il piano, ha precisato, comprenderà “la possibilità di uscire via terra, ma anche a bordo di navi e aerei”.
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Al momento i 2,4 milioni di abitanti palestinesi della Striscia di Gaza non possono lasciare il territorio, devastato da più di quindici mesi di guerra tra Israele e Hamas, anche se una fragile tregua è entrata in vigore il 19 gennaio.
Il 4 febbraio Trump aveva affermato che gli Stati Uniti assumeranno il controllo di Gaza e che la popolazione potrebbe essere trasferita in Egitto e in Giordania, anche se entrambi i paesi si sono detti categoricamente contrari a quest’ipotesi.
Il giorno dopo il segretario di stato statunitense Marco Rubio aveva precisato che il trasferimento degli abitanti sarebbe temporaneo.
Ma il 6 febbraio Trump ha ribadito che “la Striscia di Gaza sarà consegnata agli Stati Uniti da Israele alla fine della guerra”, aggiungendo che a quel punto “gli abitanti palestinesi si saranno già insediati in altri paesi della regione”. Per il trasferimento “non serviranno soldati americani”, ha dichiarato.
In un’intervista all’emittente statunitense Fox News, Netanyahu ha definito l’idea di Trump “straordinaria”, aggiungendo che dovrebbe essere “esaminata e attuata”.
Il suo alleato di estrema destra, il ministro delle finanze Bezalel Smotrich, si è rallegrato del fatto che l’esercito israeliano “sarà coinvolto nel piano di migrazione degli abitanti di Gaza verso altri paesi”.
Hamas ha invece accusato Trump di “gettare benzina sul fuoco” e il presidente palestinese Abu Mazen ha respinto categoricamente il suo piano.
“È essenziale evitare qualunque forma di pulizia etnica”, ha affermato il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres.
Il presidente egiziano Abdel Fattah al Sisi ha avvertito che “qualunque trasferimento forzato degli abitanti palestinesi della Striscia di Gaza o della Cisgiordania occupata sarebbe inaccettabile”.
Anche la Giordania, che ospita già 2,3 milioni di rifugiati palestinesi, gli Emirati Arabi Uniti, l’Arabia Saudita e la Lega araba hanno respinto il piano statunitense, come anche l’Unione europea.
Secondo i principali analisti politici, le affermazioni di Trump allontanano la prospettiva di una normalizzazione delle relazioni tra Israele e l’Arabia Saudita, che è tra le priorità della politica estera di Washington.