Il 21 marzo il governo israeliano ha formalmente licenziato Ronen Bar, il direttore dei servizi di intelligence interni Shin bet. Il premier Benjamin Netanyahu ha detto di non fidarsi più di lui. “Il governo ha approvato all’unanimità la proposta del primo ministro Benjamin Netanyahu di porre fine al mandato” di Ronen Bar, che si dimetterà quando verrà nominato il suo successore o al più tardi entro il 10 aprile, ha annunciato l’ufficio del primo ministro in un comunicato.

Una lettera del primo ministro ai componenti del governo fa riferimento alla “persistente perdita di fiducia professionale e personale tra il primo ministro e il direttore del servizio”, che impedisce “al governo e al primo ministro di esercitare efficacemente i propri poteri, minando così le capacità operative del servizio e la governance dello stato”.

Questa “perdita di fiducia (…) si è consolidata nel corso della guerra, al di là del fallimento operativo del 7 ottobre, e in particolare negli ultimi mesi”, aggiunge la lettera, riferendosi al sanguinoso attacco di Hamas nel sud di Israele del 7 ottobre 2023.

Ronen Bar, nominato nell’ottobre 2021 per un mandato di cinque anni, aveva già assicurato prima della decisione che si sarebbe difeso davanti agli “organi competenti”.

In una lettera resa pubblica il 20 marzo, ha sostenuto che le ragioni del suo licenziamento, annunciato da Netanyahu, erano basate su “interessi personali” e miravano a “impedire le indagini sugli eventi che hanno portato al 7 ottobre e su altri casi gravi attualmente all’esame dello Shin bet”.

L’annuncio del 16 marzo della sua rimozione dall’incarico non è piaciuto all’opposizione e ha portato a manifestazioni che hanno denunciato una “minaccia alla democrazia” e accusato Netanyahu di voler concentrare il potere.

Il 20 marzo diverse migliaia di persone hanno sfidato la pioggia e il vento per manifestare davanti alla residenza privata di Netanyahu a Gerusalemme e poi davanti alla Knesset, il parlamento israeliano, dove i ministri si stavano riunendo.

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Bar aveva già lasciato intendere che si sarebbe dimesso prima della fine del suo mandato, ma alle sue condizioni e assumendosi la responsabilità per il fallimento della sua agenzia nel prevenire l’attacco.

Un’indagine interna dello Shin bet, resa pubblica il 4 marzo, ha riconosciuto le falle nella raccolta di informazioni che avrebbero potuto allertare le autorità. Ha inoltre criticato l’esecutivo, e indirettamente Netanyahu, affermando che la politica di tolleranza nei confronti del movimento islamista palestinese negli ultimi anni ha “permesso a Hamas di costruire un impressionante arsenale militare”.

Nella sua lettera, resa pubblica il 20 marzo, Bar ha affermato che le argomentazioni del primo ministro sono “accuse generiche e non circostanziate (…) che sembrano nascondere le motivazioni alla base della decisione di porre fine alle sue funzioni”.

Si riferiva in particolare alla “complessa, ampia e altamente sensibile indagine” che coinvolge persone vicine a Netanyahu che avrebbero ricevuto somme di denaro dal Qatar, un caso soprannominato “Qatargate” dai mezzi d’informazione.

Il licenziamento di Bar arriva dopo che l’esercito israeliano ha lanciato una serie di bombardamenti massicci e mortali e operazioni di terra “mirate” nella Striscia di Gaza, dopo due mesi di tregua.

Netanyahu si è assunto la responsabilità di queste operazioni militari, che secondo lui avevano lo scopo di fare pressione su Hamas affinché rilasciasse i 58 ostaggi ancora detenuti.

Il 20 marzo il presidente israeliano Isaac Herzog ha dichiarato di essere preoccupato per la ripresa dei bombardamenti in un momento in cui il paese sta attraversando una crisi politica che potrebbe minare la sua “resistenza”.