Quest’anno il governo di Juba ha cancellato i festeggiamenti pubblici per i dieci anni d’indipendenza a causa dell’aumento dei contagi da covid-19, scrive Sudan Tribune. La situazione oggi è radicalmente diversa da quella del 2011. “Il 9 luglio di dieci anni fa la nascita del nuovo stato fu l’occasione di grandi celebrazioni. La popolazione accolse con balli e applausi la fine di una lunga e sanguinosa lotta per l’indipendenza dal Sudan. Ma quell’ottimismo svanì nel 2013, quando i nuovi leader del paese si dichiararono guerra l’un l’altro”, scrive **The East African **in un articolo che fa un bilancio amaro. “Il conflitto è durato cinque anni, è costato la vita a 380mila persone e ne ha costrette altre quattro milioni ad abbandonare le loro case. Ma più di tutto ha mandato in frantumi i sogni di chi voleva ricominciare da zero”. Due vecchi nemici – il presidente Salva Kiir e quello che è stato a lungo il suo vice, Riek Machar – hanno violato sistematicamente le varie tregue, e anche l’ultimo di una lunga di serie di accordi di pace sembra vicino al naufragio. La sfiducia e le divisioni tra i due schieramenti sono sempre più grandi. Sono stati fatti anche pochi progressi nell’ambito delle riforme costituzionali, mentre l’organizzazione delle elezioni – previste per il 2022, ma già rinviate al 2023 – rischia di alimentare nuove tensioni.
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Questo articolo è uscito sul numero 1418 di Internazionale, a pagina 33. Compra questo numero | Abbonati