L’ultimo romanzo di Michel Houellebecq è un’autostrada di settecento pagine che porta direttamente alla morte e alla disperazione. Il libro segue la traiettoria di Paul Raison, un cinquantenne disilluso che non condivide più nulla con sua moglie Prudence. Suo padre, ex agente dell’intelligence, ha avuto un ictus. Paul scopre la sordida realtà delle case di riposo e del fine vita, accompagnato in questa via crucis dalla sorella Cécile, fervente cattolica sposata con un ex esponente del Bloc identitaire, e dal fratello Aurélien, che ha sposato Indy, una giornalista di sinistra amara, arrivista e avida. Come si vede, Paul Raison è un personaggio della più pura essenza houellebecqiana, impantanato nella “disperazione standardizzata” che è diventata il marchio di fabbrica dello scrittore. A dire il vero, Annientare sembra una compilation di tutti i romanzi di Houellebecq. La storia si svolge durante le presidenziali del 2027. Il capo di stato che completa il suo secondo mandato potrebbe anche essere Macron, ma non viene mai nominato. Se è davvero lui, il ritratto non è lusinghiero. Appare come un leader machiavellico alla Putin, che sogna un regime pienamente presidenziale e che, in attesa di potersi ricandidare alla carica suprema, gioca le sue pedine per mantenere il potere. Un certo Benjamin Sarfati è incaricato di questa missione. Star della tv spazzatura, Sarfati è scelto dal presidente per succedergli. Per assicurarsi la vittoria contro il candidato del Rassemblement national fa squadra con Bruno Juge, il brillante ministro dell’economia di cui Raison è consigliere. Su questa satira politica e sociale s’innesta faticosamente un romanzo di spionaggio con un tocco di esoterismo alla Codice da Vinci. Ma è un Dan Brown sotto Xanax, plumbeo e rallentato. Attacchi informatici, navi container cinesi silurate, un’azienda danese incendiata… Niente sembra collegare gli attacchi, tranne strani messaggi criptati accompagnati da un pentagono circondato da cerchi. È l’occasione per Houellebecq di avventurarsi nei misteri del satanismo e della magia. Raison si trova di fronte a varie superstizioni che superano la sua comprensione. Ma qui la religione è solo un modo per affrontare l’assurda farsa che è l’esistenza e soprattutto il suo inevitabile esito: la morte.
Elisabeth Philippe, L’Obs
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Questo articolo è uscito sul numero 1442 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati