Monitorare lo stato di salute dei ponti grazie alle persone che li attraversano: il metodo, basato sulla raccolta dei dati del gps e dell’accelerometro presenti sugli smartphone, è stato sperimentato negli Stati Uniti e in Italia. I ricercatori hanno analizzato le informazioni relative a un centinaio di attraversamenti del Golden gate bridge a San Francisco, in California, oltre a quelle raccolte dai conducenti di Uber, e di 250 attraversamenti di un viadotto a Ciampino, vicino a Roma. È emerso, scrive Communications Engineering, che i telefoni acquisivano informazioni utili sulle vibrazioni dei ponti, paragonabili a quelle ottenute dai sensori fissi, che però sono decisamente più costosi. Reti di crowdsourcing comprese nei piani di manutenzione potrebbero quindi aiutare a diagnosticare problemi strutturali e a prevedere rischi di crollo, prolungando la vita dei ponti fino a quindici anni.
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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 113. Compra questo numero | Abbonati