Se mai c’era una band perfetta per la storica etichetta jazz Impulse!, quello era il quintetto free degli Irreversible Entanglements. Ora, dopo tre album con la più piccola International Anthem, è successo e, si spera, per loro ci saranno più visibilità e riconoscimento. Gli Irreversible Entanglements si sono formati nel 2015 quando la poeta Camae Ayewa (in arte Moor Mother), il sassofonista Keir Neuringer e il bassista Luke Stewart hanno preso parte a una manifestazione di Musicians against police brutality a New York. Gli otto brani del loro ultimo album si rivolgono sia agli oppressori sia agli oppressi, attraverso una sequenza di lamenti, grida e inni di battaglia. Come la musica di Fela Kuti, quella del gruppo statunitense è tanto un’esortazione a cogliere l’attimo quanto una denuncia dell’ingiustizia e dello sfruttamento. C’è un punto di partenza per ogni brano: a volte è un ostinato giro di basso, altre un ritmo di batteria, altre ancora una melodia dei fiati, da cui in seguito si sviluppa il resto del brano. In effetti, spesso vengono suggeriti paragoni con il quartetto di Ornette Coleman insieme a Don Cherry.
Chris May, All About Jazz

Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it

Questo articolo è uscito sul numero 1530 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati