Il 17 marzo a Cuba si sono svolte le proteste più partecipate dalla mobilitazione del luglio 2021. La grande manifestazione contro i tagli dell’energia elettrica e la carenza di generi alimentari è partita da Santiago, la seconda città dell’isola, estendendosi in poche ore ad altre province. La contestazione, che si è conclusa con arresti e vari episodi di violenza della polizia, è scemata rapidamente, ma il governo ha comunque inviato carichi di riso e latte per placare il malcontento.

Il problema è strutturale. I cubani, soffocati dall’inflazione e dai tagli, subiscono le conseguenze di una crisi che ha provocato il maggior esodo della storia del paese. Le autorità sono consapevoli dell’emergenza, ma danno la colpa alle ingerenze degli esuli. Questa reazione, tipica del regime, ha l’obiettivo di distogliere l’attenzione dalla questione di fondo, cioè la necessità di trovare una via d’uscita alla crisi. È innegabile che l’embargo imposto dagli Stati Uniti incida pesantemente da decenni sui cubani, ma allo stesso tempo le politiche dell’Avana hanno fallito ripetutamente a causa dell’incapacità del governo di accettare una vera apertura. L’ultimo grande progetto, la cosiddetta Tarea ordenamiento (Svolta normativa) del 2021, aveva promesso alla popolazione miglioramenti sostanziali con la fine della doppia moneta, ma alla fine ha provocato solo l’aumento dei prezzi. L’emergenza si manifesta nella carenza dei generi alimentari, nello smantellamento di settori essenziali come la produzione di zucchero, nei tagli alla spesa pubblica e in un deficit di bilancio aumentato del 18,5 per cento rispetto al 2014. A questo si aggiungono la repressione del dissenso e le tensioni all’interno dell’apparato di governo, emerse all’inizio di febbraio con la destituzione del ministro dell’economia Alejandro Gil Fernández. Il presidente Miguel Díaz-Canel ha annunciato che l’ex ministro è indagato per corruzione. Molti hanno visto in questa manovra un tentativo di scaricare le colpe su di lui. Ma il presidente ha il compito di trovare una soluzione. Il primo passo è ascoltare le richieste della popolazione. ◆ as

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Questo articolo è uscito sul numero 1555 di Internazionale, a pagina 17. Compra questo numero | Abbonati