Il 30 maggio 1975 Artur Rubinstein fece la sua ultima esibizione in Polonia, a Łódź, suonando il secondo concerto di Chopin e il quinto di Bee­thoven. Che un pianista di 88 anni riuscisse a trovare la resistenza necessaria per due lavori così impegnativi in un’unica serata è già abbastanza impressionante. Ma è ancora più sorprendente che fosse ancora vicino al massimo delle sue possibilità. Naturalmente qua e là ci sono dei piccoli scivoloni, ma sono del tutto irrilevanti quando si ascoltano il suono splendido, la proiezione, il rubato sempre naturale e l’immediatezza comunicativa. Il concerto di Chopin è più libero e poetico che nelle quattro registrazioni di Rubinstein in studio. L’orchestra di Łódź è un po’ grezza, ma il direttore Henryk Czyż mantiene ritmi decisi e agili. Se confrontati con le versioni in studio che il pianista incise con Daniel Barenboim nello stesso anno, i movimenti esterni del concerto di Beethoven hanno uno slancio maggiore. E per il bis, Rubinstein propone la Polonaise op. 53 di Chopin, un suo celebre cavallo di battaglia. Nel complesso, questo è un bellissimo ricordo di un grande artista nei suoi ultimi momenti davanti al pubblico.
Jed Distler, ClassicsToday

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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati