Vagando nelle cupe brughiere dello Yorkshire, la compositrice, cantante e attrice britannica Keeley Forsyth ha scoperto una miniera abbandonata, una specie di stanza nascosta che la porta fuori dal mondo. È The hollow, il suo terzo album solista, che arriva due anni dopo Limbs e come quello è realizzato insieme al produttore Ross Downes. Il risultato è “più grande” (qualunque cosa significhi), ma allo stesso tempo è più diretto e immediato: è un disco migliore (e Limbs era bellissimo). Più che languido è sepolcrale, e la musica riesce a rimanere sempre minimale e controllata, anche se è piena di spazi enormi e ha una grandissima complessità armonica. Se The hollow vi piacerà o no dipende soprattutto dalla voce: Forsyth è una cantante che esiste in un universo tutto suo, e chi non riesce a seguirla ne resta fuori. Il suo vibrato profondo, duro e teatrale è un’esperienza unica, esigente, complessa, a volte davvero stupefacente. Mi chiedo se il grande pubblico vorrà puntare i riflettori su di lei, anche se fa una musica che non vuole che tutte le sue ombre siano cancellate. The hollow è un album fenomenale.
CJ Thorpe-Tracey, The Quietus
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Questo articolo è uscito sul numero 1568 di Internazionale, a pagina 94. Compra questo numero | Abbonati