Ci sono tante cose gustose in El jockey di Luis Ortega, a partire dalla magnificamente impassibile interpretazione di Nahuel Pérez Biscayart nei panni di Remo Manfredini, un fantino che deve assolutamente vincere la sua prossima gara per evitare guai con il gangster che è anche il suo capo. Biscayart trasforma il suo Manfredini in una sorta di Buster Keaton con stivali e frustino, un perplesso parafulmine degli eventi. Il contrario di quello che è in realtà: un farabutto, ribelle e drogato che è un pericolo ambulante per se stesso e per chi gli sta intorno. E quando finalmente parte la gara tanto attesa scopriamo che nel film di Ortega le etichette di genere sono come costumi da provare e da scartare. Alla fine El jockey è fatto più di elementi, di gesti isolati che di un insieme organico. Ma è realizzato con stile e rompe gli schemi. È proprio quando la storia sembra perdere di mordente che il film rivela la sua vera natura.
Xan Brooks, The Guardian

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Questo articolo è uscito sul numero 1579 di Internazionale, a pagina 81. Compra questo numero | Abbonati