Straordinariamente dotata dalla prima infanzia, la statunitense Amy Beach (1867-1944) ha lottato contro molti ostacoli per tutta la vita. Oggi la pianista Jennifer Fichet, autrice anche del bel libretto che accompagna questo disco, ne difende la musica con il brio e il fervore di un’interprete al servizio di un’opera e di una donna. È un repertorio di brevi pezzi a cui non mancano mai l’originalità e il carattere. Lo stile ogni tanto ricorda Grieg e i suoi elfi, come in Fireflies, ma spesso è anche lisztiano negli slanci eroici che Fichet, capace anche di trovare le finezze più affettuose, gestisce con forza. L’opera più lunga sono le Variazioni su un tema balcanico, dove Beach trova un modo per fare un pezzo grande con tanti più piccoli, una composizione tanto equilibrata quanto ricca d’immaginazione. The old chapel ha un’atmosfera lunare e la Cradle song of the lonely mother è tutto tranne che infantile nella sua audace malinconia. Farewell summer è una gavotta piena di umorismo e le foglie di Dancing leaves svolazzano nel vento con spirito. Amy Beach aveva trovato il suo stile, e oggi in Jennifer Fichet ha incontrato un’amica.
Isabelle Werck, Classica

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Questo articolo è uscito sul numero 1587 di Internazionale, a pagina 86. Compra questo numero | Abbonati