Che il rapporto tra creatore e creazione possa diventare deleterio è fonte di ossessione per Charlotte Van den Broeck, giovane poeta belga. “La mia vera domanda è: cosa rende un errore più grande della vita, così onnicomprensivo che la tua vita stessa diventa un fallimento? Dov’è il confine tra creatore e creazione?”. In Salti mortali rivisita tredici fallimenti architettonici, un’elegante presunzione. Sono tutti opera di uomini (nessuna menzione, per esempio, di Lota de Macedo Soares, l’architetta brasiliana e partner della poeta Elizabeth Bishop, entrambe non estranee al disastro creativo). La sua indagine la porta da una piscina difettosa nella sua città di origine di Turnhout, vicino ad Anversa, fino a Colorado Springs. È chiaro che questo non è un libro di architettura. Il personaggio centrale qui non è Francesco Borromini, il genio del barocco, o Lamont Young, che desiderava creare una Venezia in miniatura a Napoli, ma piuttosto la stessa Van den Broeck. Il soggetto del libro non sono tanto i campanili contorti delle chiese e le piscine che sprofondano, quanto una topografia melodrammatica e iperpersonale della creatività, un paesaggio che per Van den Broeck appare costellato di pericoli e irto di rischi.
Olivia Laing, The Guardian
Internazionale pubblica ogni settimana una pagina di lettere. Ci piacerebbe sapere cosa pensi di questo articolo. Scrivici a: posta@internazionale.it
Questo articolo è uscito sul numero 1600 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati