
La ritrovata sintonia tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Russia di Vladimir Putin sta facendo tornare di grande attualità il tema di una difesa comune europea. Come racconta il Financial Times, se n’è parlato anche al G20 dei ministri delle finanze che si è svolto dal 22 al 27 febbraio a Città del Capo, in Sudafrica, dove “la ministra britannica Rachel Reeves ha discusso con i suoi colleghi europei di come trovare un accordo per finanziare un sistema comune di difesa, ora che l’intero continente deve fare i conti con la scomparsa delle garanzie di sicurezza statunitensi”. La presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen ha proposto di allentare le regole sul debito pubblico per consentire nuovi investimenti militari, mentre il premier britannico Keir Starmer ha annunciato che le spese per la difesa saliranno fino al 2,5 per cento del pil entro il 2027. “Aumenti simili, anche consistenti, non basteranno a restituire potere e influenza all’Europa”, scrive il politologo Yascha Mounk su Le Point. “Sul lungo periodo, infatti, la forza militare è profondamente dipendente dalla prosperità economica. All’Europa servono quindi anche riforme radicali, in grado di invertire il suo apparentemente inevitabile declino economico”. ◆
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Questo articolo è uscito sul numero 1603 di Internazionale, a pagina 26. Compra questo numero | Abbonati