A due settimane dal suo insediamento, Giorgia Meloni, la presidente neofascista del consiglio dei ministri, ha autorizzato il primo sbarco di alcuni dei migranti soccorsi in mare. Ma chi crede che la coalizione di destra non sia così male, sta prendendo un abbaglio. Il punto è un altro: anche i governi precedenti passavano settimane a negare l’ingresso in porto a navi cariche di centinaia di persone ridotte in condizioni pietose. Allora come oggi l’Italia tentava di riportarle in Libia, ritardava i salvataggi urgenti da parte della propria guardia costiera, non salvava chi avrebbe dovuto salvare.
Se con il governo Meloni ci saranno ulteriori chiusure nessuno può dirlo, ma una differenza rispetto al passato c’è: il 6 novembre sono stati autorizzati a sbarcare solo i malati gravi, mentre le persone “sane” sono dovute restare a bordo. Non è una novità, ma prima questa selezione avveniva in modo discrezionale. Il governo Meloni invece ha emanato un decreto. Da anni nella gestione dei migranti che arrivano via mare l’Italia viola il diritto internazionale. Malta fa lo stesso e anche altri stati europei. Da tempo lasciar morire chi potrebbe essere soccorso non è più un’esclusiva dell’estrema destra.
Assistiamo a una deriva della cultura politica, al costante allontanamento dagli standard morali e da considerazioni umanitarie un tempo date per scontate. Può darsi che in futuro l’attuale governo di estrema destra vada oltre, nel tentativo di sondare fin dove ci si può spingere senza che intervenga la magistratura. Ma non per questo è meno pericoloso il fatto che il centro, per paura dei populisti, ne abbia sposato le convinzioni. Al punto che, una volta al potere, i populisti non devono modificare molto la rotta. Anche questo fa parte di quella normalizzazione da cui molti dicono ci si debba guardare. ◆sk
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Questo articolo è uscito sul numero 1486 di Internazionale, a pagina 40. Compra questo numero | Abbonati