Ho 23 anni e un rapporto distante con la mia famiglia. La mia rete di sicurezza sono gli amici, a cui sono profondamente legata. Secondo te un gruppo di amici può diventare una famiglia? –Katia
Negli anni ottanta in occidente le persone lgbt+ se la passavano molto male: l’omofobia era imperante e la pandemia di aids stava decimando la popolazione gay e trans. Se da un lato aumentava il numero di persone che facevano coming out , molti ragazze e ragazzi erano cacciati di casa dai loro genitori e, negli Stati Uniti, questo fenomeno aveva anche una connotazione etnica, visto che i giovani afroamericani e latini erano ripudiati in numero proporzionalmente maggiore.
In questo contesto a New York è nata la subcultura delle ballroom : gare di ballo e performance inizialmente riservate alle drag queen e poi aperte anche a uomini gay e persone trans, soprattutto nere e latine. Era un modo per riunirsi, divertirsi e distrarsi dalla durezza della vita quotidiana. La cosa interessante è che la scena ballroom prevedeva che i partecipanti fossero organizzati in houses, cioè nuclei composti da una capofamiglia e dai suoi figli, di cui lei si occupava come una madre, spesso garantendo anche vitto e alloggio.
In un momento storico in cui i genitori non riuscivano a prendersi cura dei loro figli lgbt+, sono nate delle famiglie alternative che hanno permesso la sopravvivenza di tantissimi giovani. E questo è solo uno dei molti esempi in cui le famiglie elettive, quelle fatte di persone scelte, hanno saputo funzionare molto meglio di quelle biologiche.
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Questo articolo è uscito sul numero 1493 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati