Che matassa ingarbugliata è il linguaggio. Come si traduce homo homini lupus ? L’uomo è lupo per l’uomo? E le donne? Plauto, che la frase l’ha formulata per primo, e Hobbes, che l’ha fatta sua, ritenevano dunque le donne angiolette? O le ficcavano, senza specificare, dentro quel pezzo di fango che è l’ homo ? O non le prendevano nemmeno in considerazione, essendo maschi che riflettevano su cose degne solo di maschi? Steven Nadler ci è di qualche aiuto. In Spinoza sulla vita e sulla morte (Einaudi) – valutato che in latino homo può essere usato quando il sesso è irrilevante e che, se l’ homo è maschio si passa a vir , se è femmina si passa a femina – ci assicura che il filosofo olandese, pur mostrandosi qua e là spregiatore di femmine secondo la norma maschile dei suoi tempi, nella formula homo liber includeva anche la libertà delle donne. Decide perciò di tradurre homo liber non più con “uomo libero” ma con “persona libera”, in modo da poter leggere oggi il grandissimo Spinoza senza ansie di genere. Torniamo allora a homo homini lupus . Tradurremo: la persona è lupo per la persona? O la persona è lupa per la persona? La ferocia dell’ homo resterà maschile o, incoraggiata da “persona”, diventerà femminile, col rischio che s’intenda che il vorace egoismo è femmina? Forse, come per tanti gravissimi problemi, anche per le lingue i rattoppi, seppure utili, non bastano.

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Questo articolo è uscito sul numero 1438 di Internazionale, a pagina 16. Compra questo numero | Abbonati