Di recente il laburista britannico Chris Bryant ha esposto in parlamento una questione in precedenza inimmaginabile: “Prima o poi dovremo considerare l’ipotesi di sanzionare Elon Musk? Perché sembra che faccia il doppio gioco” nella guerra in Ucraina. Il ministero della difesa ha fatto sapere che l’idea è fuori discussione. Bryant però ha sollevato il problema per due motivi. In primo luogo, il ricco imprenditore ha pubblicato dei tweet che sembrano riecheggiare la linea del presidente russo Vladimir Putin sull’Ucraina (per esempio, le rivendicazioni di Mosca sulla Crimea). In secondo luogo, sembra che intorno a Starlink, il sistema di connessione satellitare creato dalla SpaceX, l’azienda spaziale di Musk, si sia creato un grosso pasticcio. E anche se la vicenda è ancora in parte offuscata dalle nebbie della guerra, gli investitori e i politici dovrebbero tenerla d’occhio, perché le sue implicazioni vanno ben oltre l’Ucraina.
Dopo l’invasione decisa da Mosca, Musk ha accettato di collocare dei terminali Starlink in Ucraina per fornire accesso a internet a civili e militari. Questi piccoli dispositivi, in origine concepiti per un consumo civile, forniscono la connessione collegandosi ai satelliti della SpaceX. Musk merita di essere lodato per quest’iniziativa: il vantaggio decisivo di Starlink è che offre un sistema “distribuito”, cioè diffuso sul territorio, molto più difficile da distruggere con i missili rispetto a uno basato sui ripetitori. Grazie ai circa 25mila dispositivi Starlink che – secondo quanto ha dichiarato Musk – sono attualmente sparsi sul territorio ucraino, la rete ha mantenuto in vita funzioni civili e umanitarie fondamentali, dagli ospedali alle banche. Starlink è stato inoltre ampiamente usato dall’esercito ucraino per condurre la sua scaltra campagna militare.
Ultimamente però le cose si sono complicate. A settembre, all’improvviso, Musk ha twittato che “Starlink è destinato solo a usi pacifici” (anche se diversi funzionari statunitensi mi hanno detto che la SpaceX stava vendendo migliaia di dispositivi a organizzazioni della Nato a prezzi sempre più alti). Il 10 ottobre Ian Bremmer, politologo statunitense che guida l’azienda di consulenza Eurasia Group, ha scritto in una nota che Musk gli aveva confidato di aver respinto le richieste ucraine di attivare il servizio in Crimea perché temeva rappresaglie da parte dei russi. L’imprenditore ha replicato che “nessuno dovrebbe fidarsi di Bremmer”. Altri funzionari, però, hanno confermato quanto sostenuto dal politologo.
Poi, alla fine di settembre, i terminali Starlink hanno smesso di funzionare in alcune zone dell’Ucraina orientale e meridionale che Putin dice di aver annesso ma che sono state riconquistate dall’esercito ucraino. Secondo il governo di Kiev, questo problema ha creato situazioni “catastrofiche”.
Una coincidenza? Forse. Un problema tecnico? O interferenze create dai russi? Alcuni osservatori ucraini bene informati si chiedono se i dirigenti della SpaceX stiano cercando di rallentare l’avanzata dell’Ucraina. Come se tutto ciò non bastasse, Vladimir Solovëv, giornalista televisivo russo vicino al regime di Mosca, ha dichiarato che Musk sta assumendo una posizione filorussa per evitare attacchi contro i suoi satelliti.
Io e altri giornalisti abbiamo chiesto ai collaboratori di Musk un commento su queste affermazioni, ma non abbiamo ricevuto risposta. Musk aveva twittato in precedenza che l’area coperta dal servizio era una questione “riservata”, che la SpaceX aveva fornito aiuti per ottanta milioni di dollari all’Ucraina e che lui desiderava la pace. Tuttavia, da quando all’inizio di ottobre si è appreso per la prima volta dei problemi di Starlink, pare che il servizio sia stato in larga misura ripristinato nelle aree contese. E al ministro ucraino per la trasformazione digitale, Mykhajlo Fedorov, che aveva postato un messaggio di lode per Starlink, Musk ha risposto di essere “felice di sostenere l’Ucraina”.
Non è del tutto chiaro cosa sia (o non sia) successo, ma comunque questa vicenda pone interrogativi inquietanti per i governi e gli investitori occidentali. Fino a che punto i politici statunitensi permetteranno a un miliardario capriccioso di esercitare un’influenza simile in ambiti che vanno dai social network alla guerra in Ucraina? Come possono gli investitori valutare i rischi politici quando aziende private riforniscono l’esercito o si avventurano nello spazio? Washington dovrebbe invocare il Defense production act (una legge del 1950 che autorizza il governo a mettere sotto controllo le aziende private per motivi di sicurezza nazionale) nel caso della SpaceX? È accettabile che Musk parli con Mosca, come suggerito dall’Eurasia Group?
Una potenziale vulnerabilità
C’è poi una lezione più generale sulla dipendenza tecnologica. L’Ucraina ha bisogno di Starlink per avere l’accesso a internet, perché questo sistema le permette di muoversi rapidamente ed è risultato, almeno all’inizio, molto migliore delle alternative, oltre che più economico. Ma questa dipendenza crea anche una potenziale vulnerabilità, qualcosa di simile all’uso esteso del gas russo da parte dei tedeschi o alla dipendenza degli Stati Uniti dai microchip realizzati a Taiwan.
Sicuramente in futuro l’Ucraina dovrà liberarsi dei capricci di un miliardario e alla fine troverà un modo per farlo. Nel frattempo però questi sviluppi saranno studiati con molta attenzione da altri piccoli paesi – per esempio Taiwan e l’Estonia – che temono di trovarsi un giorno anche loro sotto attacco e avranno bisogno di collegamenti internet diffusi per difendersi.
Ma, più in generale, la vicenda dovrebbe rappresentare un forte campanello d’allarme per qualsiasi grande azienda, investitore o governo. La guerra in Ucraina evidenzia in modo estremo fino a che punto oggi viviamo in un mondo digitale in cui le piattaforme sono la linfa vitale dell’economia e di molto altro ancora. In questo periodo di enorme instabilità, quindi, è di cruciale importanza chiedersi chi le controlla e se possiamo contare sulla loro affidabilità. È difficile ricostruire la fiducia una volta che si è rotta. La diversificazione è importante. Speriamo che Musk dimostri di essere affidabile e che Starlink continui a fare miracoli per l’Ucraina. Se però dovessero esserci altri strani imprevisti, la domanda di Bryant potrebbe non sembrare più così folle. Nel frattempo dovremmo riflettere tutti sulle nostre dipendenze digitali. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1483 di Internazionale, a pagina 108. Compra questo numero | Abbonati