Mentre da posizioni diverse (e in modi che spesso lasciano perplessi) si fanno paragoni tra quello che sta avvenendo a Gaza e quello che accadde durante la seconda guerra mondiale, torna in libreria questo libro tratto da una serie di conferenze degli anni novanta in cui lo scrittore W.G. Sebald si chiedeva perché la letteratura tedesca non avesse affrontato il tema dei bombardamenti degli alleati sulle città della Germania che avevano provocato più di seicentomila morti. Come in altre occasioni, il tono usato è caratterizzato da una freddezza solo apparente, sostenuta da una compassione e da una speciale empatia per tutte le sofferenze umane. Portando avanti le riflessioni anticipate in Tra storia e storia naturale (ripubblicato in Tessiture di sogno, Adelphi 2022), Sebald enumera le poche eccezioni alla tendenza generale (in particolare Heinrich Böll, il cui romanzo L’angelo tacque fu tuttavia pubblicato postumo) e fa capire che per la maggior parte degli scrittori di quella generazione “fu molto più urgente ridefinire la propria immagine anziché raffigurare il mondo reale che stava loro attorno”. Così facendo, questo saggio letterario diventa riflessione sul modo in cui un grande trauma collettivo è stato affrontato e – solo in parte – elaborato, e mette in luce la frizione provocata dall’aver subìto un’ingiustizia e l’averne provocata una ancora più grande. ◆

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Questo articolo è uscito sul numero 1569 di Internazionale, a pagina 80. Compra questo numero | Abbonati