Nel 1960 si apre il decennio che porterà migliaia di giovani a esprimere il caos che hanno dentro. Un decennio di passioni roventi, musica travolgente e libri incendiari. Il 1960 è l’anno dell’Africa, delle Olimpiadi a Roma, dei sogni. Frenesia che sarebbe poi culminata nei giorni del maggio francese, quel 1968 che ha segnato l’età di una gioventù assoluta anche per tutti i giovani che sono venuti dopo. Ma gli anni sessanta non sono stati luminosi dappertutto. C’è chi si è dovuto divincolare dalle grinfie malefiche di una promessa tradita. È da questa angolazione – e da un punto di vista preciso: l’Unione Sovietica –che Christian Antonini con il suo stile brioso parte per raccontarci un decennio, una giovinezza, una complicità. A Mosca, nel 1960, Anna Vulkov è una delle studenti migliori del prestigioso istituto Stella Rossa, da cui escono i futuri quadri dirigenziali della nazione. Per Anna tutto sembra filare liscio. Gli ottimi voti sono lo specchio del futuro come ingranaggio del partito e del paese. Anna però non sa se è felice. Non se lo chiede nemmeno. Sarà Markus, un ragazzo che all’istituto Stella Rossa quasi fa scandalo, con i suoi colletti alzati e la sua ribellione stampata in faccia, ad aprire ad Anna la porta verso la libertà. E sarà la musica a incollare queste due esistenze dentro la luce.

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Questo articolo è uscito sul numero 1488 di Internazionale, a pagina 88. Compra questo numero | Abbonati