“Scrivi da sbronzo, correggi da sobrio”, dice una famosa frase che è spesso attribuita – forse erroneamente – a Ernest Hemingway. È un consiglio discutibile per qualunque tipo di sostanza, ma nel caso della cannabis è quasi certamente una cattiva idea.
Dagli studi sul legame tra il consumo di cannabis e la creatività non è emersa nessuna indicazione che questa sostanza favorisca l’inventiva. Eppure chi ne fa uso si sente bene e ha l’impressione che le proprie trovate – e quelle altrui – siano più ingegnose. “Quando si è di buon umore tutto ci sembra migliore”, commenta Christopher Barnes dell’università di Washington a Seattle, negli Stati Uniti.
In una ricerca pubblicata qualche mese fa Barnes e i colleghi hanno studiato il legame tra il consumo di cannabis e il pensiero creativo. Hanno definito la “creatività” come “la produzione di idee utili e originali”, in modo da poter quantificare la variabile. I ricercatori hanno sottoposto i volontari a una serie di test da fare a casa, concepiti per misurare il pensiero innovativo, e poi gli hanno chiesto di valutare la propria prestazione e quella degli altri. Alcuni erano sotto l’effetto della cannabis, altri no.
Barnes e il suo team hanno scoperto che dopo avere assunto una piccola quantità di cannabis i volontari tendevano a considerare le proprie idee più creative di quelle dei partecipanti sobri, anche quando secondo l’analisi dei ricercatori non era così. Chi era sotto effetto della sostanza tendeva anche a giudicare più creative le idee degli altri. Ma i soggetti erano più critici quando dovevano valutarle da lucidi. I ricercatori hanno attribuito questo risultato agli effetti della cannabis sull’umore.
“La cannabis aumenta la sensazione di euforia”, spiega Barnes. “E questa sensazione falsa la percezione di tutto il resto”. Tuttavia, avverte, non significa che non incida sulla creatività. “Potrebbe benissimo causare effetti benefici e dannosi che si compensano a vicenda”, aggiunge.
Mente aperta
Anche altri ricercatori sono arrivati a risultati simili. Carrie Cuttler della Washington state university si occupa degli effetti della cannabis sul cervello, e in due studi ha approfondito specificamente il tema della creatività.
In una ricerca pubblicata nel 2017 Cuttler e un collega hanno scoperto che i consumatori abituali di cannabis quando erano lucidi tendevano a definirsi molto creativi rispetto a chi non la usava.
Cuttler però ha individuato una variabile che probabilmente interferiva: l’apertura a nuove esperienze, la cui correlazione alla creatività è stata dimostrata. Quando gli autori hanno preso in considerazione questo fattore, il legame tra creatività e cannabis è scomparso. “Quindi non è detto che il consumo di cannabis renda più creativi”, dice Cuttler. “È solo che chi è più aperto alle esperienze, e quindi è più creativo, ha anche più probabilità di usarla”.
In un’altra ricerca del 2021, invece, la studiosa e i colleghi hanno scoperto che i consumatori regolari di cannabis tendono ad avere più idee quando sono sotto effetto della sostanza, ma queste idee sono meno realizzabili di quelle che hanno da lucidi.
In futuro sia Cuttler sia Barnes vorrebbero esplorare il legame tra cannabis e creatività in laboratorio, dove potrebbero testare dosi e varietà diverse, e osservare direttamente i volontari. “Il prossimo obiettivo è esaminare gli effetti acuti”, spiega Cuttler. “Penso che sarebbe interessante”. ◆ sdf
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Questo articolo è uscito sul numero 1540 di Internazionale, a pagina 109. Compra questo numero | Abbonati