Al confine tra Angola, Namibia e Botswana si apre uno dei bacini idrici più importanti del mondo. Due fiumi confluiscono nell’Okavango, creando un delta che tecnicamente risiede sul territorio del Botswana, ma la cui vita dipende da quello che succede agli affluenti durante il loro corso. Dopo l’indipendenza conquistata negli ultimi decenni, i tre paesi, oggi governati democraticamente, si ritrovano con un’area fluviale completamente incontaminata per un motivo ben preciso: è impossibile da coltivare e non ci sono bacini minerari. Gli attivisti del territorio hanno deciso di provare a trasformare questa regione in un parco protetto, e per farlo dovranno affrontare sfide che incrociano politica, storia tribale, ecologia, scienza e rapporti umani. In un’industria dei pod­cast sempre più satura di storie che si ripetono uguali a loro stesse, Guardians of the river riesce nel duplice intento di raccontare luoghi e racconti inediti e di rendere avvincente uno degli argomenti apparentemente meno interessanti di tutto il giornalismo, la sfida ecologica per la salvaguardia del nostro habitat. Il conduttore angolano Kerllen Costa conduce l’ascoltatore all’interno di un viaggio ipnotico, che fa venire voglia di attivarsi per cambiare le cose. Guardians of the river ha vinto la prima edizione del premio per lo storytelling audio del Tribeca Film Festival.

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Questo articolo è uscito sul numero 1423 di Internazionale, a pagina 92. Compra questo numero | Abbonati