Il risultato elettorale del 1 settembre “rischia di mettere fine alla cultura politica che abbiamo conosciuto finora”, sostiene Charlotte Knobloch, ex presidente del Consiglio centrale degli ebrei in Germania, commentando il successo del partito di estrema destra Alternative für Deutschland (Afd) in Turingia e Sassonia. Il Consiglio dei rifugiati teme “più discriminazioni e attacchi ai migranti”. E l’associazione QueerWeg si aspetta la fine dei centri che difendono i diritti lgbt+.

In effetti non si può sottovalutare la svolta rappresentata dalle elezioni nei due land né i pericoli che ne derivano. Per la prima volta nella storia della repubblica federale un partito di estrema destra diventa la forza principale di un land, la Turingia. In Sassonia ci è mancato poco. Più del 30 per cento degli elettori ha votato per l’Afd in entrambe le regioni, quasi quattrocentomila persone in Turingia e 720mila in Sassonia. Il partito in Turingia è guidato da Björn Höcke, che quattordici anni fa partecipò a una marcia neonazista a Dresda e da allora continua a tessere reti nell’estremismo di destra, da anni chiede un “progetto di remigrazione su larga scala” da attuare con “moderata crudeltà”. E di recente ha affermato di “non accettare la Germania multiculturale” e di volerla “riportare indietro”. Un partito, l’Afd, i cui rappresentanti sono saliti sul palco in Sassonia con gli estremisti di Pegida, e il cui leader regionale dichiara che “l’islam non appartiene a questo luogo”. Un partito che l’Ufficio federale per la tutela della costituzione ha classificato come estremista.

Idee condivise

Tutto dimenticato o, peggio, caduto nell’indifferenza. Perché gli elettori sanno benissimo cosa vogliono l’Afd e Höcke: e a loro questa politica sta bene. In un sondaggio realizzato in Turingia dopo le elezioni, il 58 per cento degli intervistati considera positivo che l’Afd “voglia porre un freno all’arrivo di stranieri e rifugiati”. Il 75 per cento ritiene che l’influenza dell’islam in Germania stia diventando “troppo forte”. Per il 68 per cento “troppi stranieri” entrano nel paese. E il 50 per cento ritiene che “non viviamo in una democrazia”. Esattamente quello che sostiene l’Afd.

Non è un caso che l’ideologo del movimento identitario e teorico della “remigrazione” Martin Sellner abbia visto nel risultato dell’Afd “un motivo per festeggiare”. Il caporedattore della rivista di estrema destra Compact, Jürgen Elsässer, ha parlato di “terremoto elettorale”. In Turingia, con i suoi numeri, il partito può esercitare un ostruzionismo costante, convocare commissioni d’inchiesta, impedire le modifiche costituzionali o le elezioni dei giudici. E continuerà a sabotare e minare la democrazia dall’interno. Inoltre ha tempo a disposizione.

Più profonde saranno le spaccature che i democratici dovranno colmare per formare un governo, tanto più l’Afd potrà continuare ad accusare i “vecchi partiti” di confluire in un “blocco unificato”. Soprattutto aumenterà la sua influenza a livello locale, allargherà la sua base estremista, potrà assumere nuovi dipendenti per agitare gli animi e sostenere gli elementi più radicali di destra anche all’esterno del partito. Non a caso Höcke ha escluso i mezzi d’informazione dalla festa dell’Afd per la vittoria elettorale in Turingia, e allo stesso tempo ha ringraziato euforicamente la rete di organizzazioni di estrema destra, recentemente cresciuta sia in Sassonia sia in Turingia: è sicura di sé e in parte molto giovane ed è stata l’Afd a prepararle il terreno.

Il clima che ne scaturisce ha toni molto violenti. Gli attacchi ai rifugiati sono di nuovo aumentati, soprattutto in Sassonia e in Turingia. Gli estremisti di destra hanno organizzato delle contromanifestazioni in risposta ai gay pride e molti militanti che facevano campagna elettorale per altri partiti sono stati minacciati e picchiati. Ora la situazione potrebbe peggiorare. Nel distretto di Sonneberg, in Turingia, da un anno guidato da un politico dell’Afd, ci sono state venti aggressioni di stampo estremista, cinque volte di più rispetto all’anno precedente.

A che punto sono la legge sulla promozione della democrazia e un serio dibattito sulla messa al bando dell’Afd? A fare la differenza è la società civile democratica, che esiste ancora, anche in Sassonia e in Turingia. Ma è stata lasciata sola. È il momento d’intervenire, di sostenere gli attivisti e rafforzare la democrazia. Se non ora, quando? ◆ nv

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Questo articolo è uscito sul numero 1579 di Internazionale, a pagina 24. Compra questo numero | Abbonati