Ha creato delle milizie violente, ha terrorizzato gli oppositori politici, ha sospeso la democrazia con una dittatura che avrebbe ispirato il nazismo. E ha fatto sprofondare il suo paese in una guerra sanguinosa. Eppure una nuova serie tv sul dittatore italiano Benito Mussolini ci sfida a provare “simpatia” per il tarchiato creatore del fascismo, anche solo per dimostrarne il fascino diabolico. In un’intervista sulla sua serie M. Il figlio del secolo, il regista britannico Joe Wright ha detto: “L’idea è che il pubblico possa provare, a volte, a lasciarsi sedurre da Mussolini ed entusiasmarsi per le sue azioni. Demonizzare questi personaggi ci assolve dalla responsabilità morale e penso che questo sia molto pericoloso”, ha aggiunto Wright, noto per produzioni in costume come Espiazione e Orgoglio e pregiudizio.
Immersione diretta
Prodotta da Sky e Fremantle, la serie in otto puntate sarà presentata alla mostra del cinema di Venezia, il 5 settembre, e poi trasmessa da Sky all’inizio del 2025. Non indaga più di tanto le origini del fascismo, ma immerge lo spettatore direttamente nel bagno di sangue, sudore e testosterone che ha fatto crescere il culto intorno all’uomo che i suoi seguaci chiamavano Duce. Mussolini è descritto come un individuo moralmente corrotto, ma anche come un politico astuto.
I comizi notturni illuminati da torce dei rozzi fascisti in camicia nera sono sottolineati da una elettrizzante colonna sonora techno composta da Tom Rowlands, del duo britannico di musica elettronica Chemical Brothers. Sotto il profilo stilistico, spiega Wright, la serie biografica è diventata “un mix tra Scarface, L’uomo con la macchina da presa e la cultura rave degli anni novanta”. Se gli spettatori si sentiranno travolti dall’energia dell’ascesa al potere di Mussolini, l’intento degli autori sarà compiuto.
In Italia la serie toccherà di sicuro dei nervi scoperti. M. è basato sulla prima parte del “romanzo documentario” di Antonio Scurati che nel 2019 ha vinto il premio Strega e ha venduto più di 600mila copie in tutto il mondo, dividendo però l’opinione pubblica italiana.
Alcuni critici, come Luca Mastrantonio sul Corriere della Sera, hanno lodato il libro definendolo una “vaccinazione letteraria” contro il ritorno del fascismo. Secondo altri, concentrandosi sulla biografia di Mussolini Scurati ha contribuito a normalizzare il padre fondatore del fascismo e le sue idee.
Ruth Ben-Ghiat, docente di storia italiana all’università di New York, ha definito “paradossale” il progetto di M. di dare nuova linfa all’antifascismo immergendo il lettore nel culto fascista del rozzo potere maschile.
D’altra parte l’effetto “vaccino” non si è ancora concretizzato. Dopo l’uscita del libro, nel 2018, l’Italia ha eletto il suo governo più a destra dalla seconda guerra mondiale. Scurati ha comunque ribadito che per rafforzare l’antifascismo le storie sulle radici storiche del fascismo non possono più basarsi solo sul punto di vista di chi è stato perseguitato.
“Ho cominciato a scrivere su Mussolini tanti anni fa perché avvertivo un bisogno urgente di spezzare quello che definisco il paradigma della vittima”, ha affermato. “Sono convinto che l’Italia e l’Europa non faranno mai del tutto i conti con il fascismo se trascuriamo di occuparci di un dato di fatto fondamentale: noi siamo stati fascisti. Tutti noi ne siamo stati sedotti. Dobbiamo sentirci responsabili di quel capitolo della nostra storia”.
L’approfondita trilogia di Scurati (di cui l’ultima parte è stata pubblicata nel 2022 con il titolo M. Gli ultimi giorni dell’Europa) cerca d’impedire al lettore di essere risucchiato troppo in profondità dalla psicologia tossica di Mussolini compensandola con dei monologhi inventati partendo da documenti di archivio come articoli di giornale e rapporti della polizia segreta. “In un certo senso ho creato un nuovo metodo narrativo che ha poco a che fare con la fiction”, ha detto Scurati. “Ho rinunciato agli strumenti letterari per descrivere le emozioni di Mussolini”.
La serie di Wright, scritta da Stefano Bises e Davide Serino, in collaborazione con Scurati, opta per una strategia diversa, più rischiosa. Per usare le parole del regista: “Costruire un’empatia e poi farti mancare il terreno da sotto i piedi e dire: ‘Aspetta un momento, lo capisci in cosa ti stai facendo coinvolgere?’”.
A più riprese il Mussolini grottesco interpretato da Luca Marinelli si rivolge direttamente al pubblico, invitandolo a unirsi alla sua causa: “Seguimi, anche tu mi amerai. Farò di te un fascista”.
Ritratti pericolosi
M. Il figlio del secolo non è il primo ritratto cinematografico del dittatore italiano, ma i film precedenti si sono concentrati soprattutto su personaggi periferici rispetto al Duce, per esempio il genero Galeazzo Ciano (Io e il duce) o la sua prima moglie Ida Dalser (Vincere). Una miniserie tv del 1993 con Antonio Banderas come attore protagonista, Il giovane Mussolini, è stata molto criticata per aver “idealizzato l’uomo forte”.
Riportare sullo schermo i sanguinari dittatori dell’Europa del novecento continua a essere considerata un’impresa rischiosa. La caduta del regista tedesco Oliver Hirschbiegel ha infranto diversi tabù sulla rappresentazione cinematografica di Adolf Hitler, l’uomo che ha adottato e adattato il fascismo di Mussolini. Ma il film è stato molto criticato. In un articolo pubblicato sul quotidiano Die Zeit, Wim Wenders ha accusato La caduta di essere neutrale oltre ogni giustificazione nei confronti di Hitler, rifiutandosi di mostrarne il cadavere.
Quando gli chiediamo se potrebbe immaginare di realizzare una serie simile su Hitler, Wright risponde: “Non ne ho idea. Non so proprio cosa rispondere”.
Il conciso arco morale di M. Il figlio del secolo parte dai primi passi di un Mussolini descritto come un outsider demagogo nelle osterie di Milano e arriva al momento di svolta del giugno 1924, quando la sua carriera è sul punto di finire per la morte del leader socialista Giacomo Matteotti, rapito e ucciso. Davanti al parlamento, Mussolini si assume la responsabilità dell’assassinio in quanto capo del Partito fascista e sfida i suoi critici a perseguirlo. Incapaci di cogliere quell’opportunità, questi ultimi hanno permesso all’Italia di sprofondare nella dittatura.
Quando ha concepito la serie, Wright ha detto che il piano era di avere i dialoghi in italiano, ma i monologhi di Mussolini rivolti direttamente allo spettatore in inglese. Ha abbandonato questa idea iniziale dopo che nell’ottobre 2022 Giorgia Meloni è arrivata al governo. “A quel punto”, ha detto, “per me era essenziale che ogni spettatore italiano capisse ogni singola parola”. ◆ gim
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Questo articolo è uscito sul numero 1577 di Internazionale, a pagina 72. Compra questo numero | Abbonati