Per limitare l’inquinamento da microplastiche, New York potrebbe presto mettere al bando i detergenti per lavatrice e lavastoviglie in capsule monodose (i cosiddetti “pod”). Il consigliere comunale democratico James Gennaro ha infatti presentato una proposta di legge che proibirebbe dal 2026 la vendita dei detersivi che contengono alcol polivinilico (Pva), il polimero usato per produrre la pellicola idrosolubile che avvolge le capsule.
Secondo l’iniziativa, denominata “Pods are plastics”, quando la pellicola si scioglie durante il lavaggio non svanisce, ma si scompone in miriadi di frammenti microscopici che vanno a finire nei corsi d’acqua e negli oceani, aggiungendosi alle centinaia di migliaia di tonnellate di microplastiche rilasciate ogni anno negli ecosistemi.
Negli ultimi anni le capsule monodose hanno conosciuto una rapida diffusione, non solo per la loro praticità, ma anche perché sono proposte come un’alternativa più sostenibile ai detergenti liquidi, dato che non hanno bisogno di flaconi di plastica e possono essere venduti in confezioni di plastica riciclata. I produttori inoltre sostengono che il Pva è completamente biodegradabile, perché può essere scomposto da diversi tipi di microrganismi.
Il problema, nota uno studio del 2021, è che le condizioni necessarie perché ciò avvenga non si verificano normalmente negli impianti di trattamento delle acque reflue. Di conseguenza circa tre quarti delle 19mila tonnellate di pellicola di Pva prodotte ogni anno negli Stati Uniti arrivano intatte nei corsi d’acqua.
Alcuni produttori di detersivi in capsule hanno messo in dubbio la validità di questo studio, facendo notare che è stato finanziato dalla Blueland, un’azienda di detergenti sostenibili privi di Pva che secondo loro avrebbe tutto da guadagnare da un eventuale bando.
È stata proprio la Blueland, insieme a una coalizione di organizzazioni ambientaliste, a promuovere l’iniziativa pods are plastics, dopo aver tentato invano di convincere l’Agenzia statunitense per la protezione dell’ambiente a vietare il Pva a livello federale. I risultati dello studio sono però stati parzialmente confermati da una ricerca indipendente del 2023, e diversi scienziati sostengono che la questione meriterebbe un’indagine più approfondita.
In ogni caso, la messa al bando del Pva non sarebbe sufficiente a risolvere il problema delle microplastiche nel bucato. La principale fonte di inquinamento infatti non sono i detersivi, ma i vestiti: le fibre sintetiche di cui sono composti si consumano e frammentano a ogni lavaggio. Secondo alcune stime i tessuti sintetici sono responsabili del 35 per cento delle microplastiche rilasciate nell’ambiente. Le lavastoviglie hanno un impatto minore ma comunque significativo, dovuto all’usura delle stoviglie in plastica e delle parti interne della macchina.
Per limitare la diffusione di microplastiche esistono diverse soluzioni. Da qualche anno sono disponibili dei filtri da applicare allo scarico della lavatrice, ma sono costosi e abbastanza difficili da montare. Esistono anche delle borse per i panni capaci di trattenere una parte dei frammenti.
Gli esperti consigliano di lavare a bassa temperatura, di usare programmi brevi che impiegano meno acqua e stendere i vesti invece di usare l’asciugatrice. Ma la soluzione migliore, come sempre, è evitare gli sprechi, usando la lavatrice e la lavastoviglie solo quando è davvero necessario.
Questo testo è tratto dalla newsletter Pianeta.
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