Gli Stati Uniti hanno quasi 320 milioni di abitanti, e ospitano 11 milioni di immigrati irregolari arrivati soprattutto dall’America Latina. Dal punto di vista delle proporzioni non sono molti, ma in termini assoluti si tratta di un paese nel paese, un cinquantunesimo stato – con una popolazione presente nei servizi, con figli che frequentano la scuola – ma perseguitato dalla polizia e che vive nell’ombra, nella paura e nella precarietà.

Ieri Barack Obama ha deciso di risolvere il problema. Il presidente ha regolarizzato per decreto quasi cinque milioni di immigrati irregolari per rispondere al congresso, dove da due anni i repubblicani bloccano ogni riforma dell’immigrazione (e continueranno a farlo con maggiore efficacia ora che controllano entrambe le camere).

“Siamo e saremo sempre una nazione di immigrati”, ha dichiarato Obama sottolineando che non è realistico chiedere l’espulsione di 11 milioni di persone, e che la situazione attuale equivale a una sanatoria non dichiarata.

È un atto di forza politico, e i repubblicani hanno promesso che si opporranno con tutti i mezzi. Alcuni propongono di bloccare nuovamente la legge sul bilancio e mettere lo stato in default di pagamento. Altri evocano la possibilità di bloccare le nomine di alti funzionari, ambasciatori e magistrati da parte del senato.

Tra il potere legislativo repubblicano e l’esecutivo democratico è guerra. Ma Obama, oltre a potersi vantare di aver agito dove il congresso ha fallito, ha scelto con cura il terreno di scontro con i repubblicani, più in difficoltà di quanto non possa sembrare rispetto al tema dell’immigrazione.

Da un lato i repubblicani si oppongono alle regolarizzazioni, perché si considerano il partito della legge e dell’ordine e soprattutto perché la loro base elettorale teme che i wasp (anglosassoni, bianchi e protestanti) siano messi in minoranza dalla crescita costante dei cattolici latini. Questa paura è più che fondata, perché i wasp saranno effettivamente in minoranza negli Stati Uniti a metà di questo secolo, indipendentemente dalle regolarizzazioni.

Allo stesso tempo però, i cittadini statunitensi di origine latinoamericana dovrebbero teoricamente votare a destra, e se oggi si schierano a sinistra è solo perché i democratici difendono le minoranze e sostengono la regolarizzazione degli immigrati senza documenti. In realtà, infatti, i latinos sono tendenzialmente religiosi, tradizionalisti e puritani, insomma gli elettori perfetti del Partito repubblicano. Dunque i conservatori stanno perdendo voti che potrebbero fare la differenza alle elezioni presidenziali. Molti repubblicani sono consapevoli di questo contrasto che certamente non è sfuggito a Barack Obama.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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