Non è ancora sicuro perché un incidente di percorso è sempre possibile, ma la Grecia e i suoi partner europei sembrano incamminati (senza grande sorpresa) verso un compromesso in base al quale i greci e la loro nuova sinistra dovranno fare molti meno sforzi del previsto sull’avanzo primario, ma saranno comunque tenuti ad applicare un forte rigore economico e sociale.
Si tratterebbe di un compromesso tipicamente europeo, perché l’interesse dell’Unione, quello dell’unità europea, prevarrebbe sulle posizioni iniziali di entrambe le parti. Ma cosa accadrebbe dopo la conclusione dell’accordo?
Per il momento l’idea più diffusa in Europa è quella di un’affermazione politica dell’eurozona all’interno dell’Unione, di un’Europa dei 19 che andrebbe più veloce e più lontano rispetto a quella dei 28.
Questo sviluppo è al centro dei pensieri in tutte le capitali europee, ed è lo stesso concetto che possiamo leggere tra le linee del contributo che Francia e Germania hanno appena fornito al dibattito sul futuro dell’Europa, ovvero il grande tema del vertice europeo di fine giugno. L’idea è anche al centro di un appello scritto a quattro mani da Emmanuel Macron e Sigmar Gabriel, ministri dell’economia di Parigi e Berlino, e pubblicato dalle grandi testate europee.
Secondo i due ministri i paesi dell’eurozona devono mettersi d’accordo su un “processo di convergenza per tappe” capace di trasformarla in una “unione economica e sociale” all’interno della quale i diversi stati uniformerebbero i loro sistemi fiscali e di protezione sociale per fermare la corsa alla corrosione delle regole sociali e fiscali, quel dumping che indebolisce i paesi e i loro sistemi di welfare state.
In Francia Emmanuel Macron è considerato come l’archetipo del socialiberale, mentre il vicecancelliere Sigmar Gabriel governa la Germania insieme a una cancelliera cristianodemocratica. Entrambi si sono affermati come uomini di sinistra, fondamentalmente contrari alla visione liberista in cui il benessere dell’Europa coincide con un taglio della pressione fiscale e della spesa pubblica. La preoccupazione principale di Macron e Gabriel è evidentemente quella di mettere fine all’insostenibile condizione dell’eurozona in cui a una moneta unica corrispondono 19 politiche economiche spesso divergenti.
Al di là dell’indispensabile armonizzazione fiscale e sociale, i due ministri chiedono che l’eurozona sia dotata, oltre che di bilanci nazionali, di un bilancio comune alimentato da risorse proprie e di una capacità di prestito. È per questo che propongono ai 19 una dinamica federale, senza dimenticare nel frattempo il resto dell’Unione, invitata a elaborare politiche comuni nel campo dell’energia e del digitale oltre che ad allargare il sistema di scambio Erasmus a tutti i giovani maggiorenni. L’Unione non è in forma smagliante, è innegabile, ma finalmente sembra pronta a rialzarsi.
(Traduzione di Andrea Sparacino)
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