Non può farlo, ma deve farlo. Davanti alla crisi catalana, l’Unione europea, ovvero le istituzioni e i paesi che ne fanno parte, sono paralizzati perché non hanno alcun titolo per intervenire in quella che, giuridicamente parlando, è una faccenda interna della Spagna.

Se l’Ue proponesse di fare da mediatore senza una richiesta esplicita di Madrid farebbe il gioco degli indipendentisti, che vorrebbero internazionalizzare il problema (il presidente catalano l’ha ribadito la sera del 4 ottobre) per mettere sullo stesso piano i governi di Spagna e Catalogna, come se si trattasse di due paesi diversi. A quel punto il governo spagnolo avrebbe ragione a spazientirsi e respingere questa proposta.

Per l’Unione non servirebbe a niente forzare un fallimento, ma allo stesso tempo l’Europa deve trovare il modo di intervenire prima che Madrid e Barcellona arrivino allo scontro. E potrebbe essere questione di giorni.

Nessuno vuol perdere la faccia
Se non cambierà niente a stretto giro, l’esecutivo catalano sarà costretto a proclamare unilateralmente l’indipendenza, perché la legge di organizzazione del referendum lo impone. Il 9 o il 10 ottobre al massimo, Madrid potrebbe trovarsi costretta a rispondere alla proclamazione con la sospensione dell’autonomia catalana. La costituzione concede questa possibilità al governo centrale, e sarebbe difficile evitare le violenze, perché nessuna delle due parti vuole rischiare di perdere la faccia.

La destra spagnola al potere ha una base e un apparato statale che si aspettano un’applicazione della legge. Perfino il re ha abbandonato la sua neutralità attaccando gli indipendentisti. Madrid vuole piegare l’indipendentismo catalano rifiutando qualsiasi concessione, mentre gli indipendentisti sono prigionieri di speranze che hanno alimentato organizzando il referendum, e ora non possono più tornare indietro senza commettere un suicidio politico. È per questo che l’Unione europea deve fare di tutto per evitare una catastrofe annunciata.

Bisogna concedere tempo al tempo, ottenere dai catalani la sospensione della proclamazione d’indipendenza o convincerli a scegliere una proclamazione di principio che si concretizzerebbe solo in caso di fallimento dei negoziati da aprire. Al contempo è necessario ottenere da Madrid la disponibilità a fare concessioni reali e la richiesta di un intervento dell’Europa.

Se si impegnassero, Angela Merkel, Emmanuel Macron e il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker potrebbero riuscire nell’impresa. Niente è perduto, ma il tempo stringe.

(Traduzione di Andrea Sparacino)

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