In Cambogia, più precisamente a Phnom Penh, la febbre della modernizzazione è sempre più percepibile. Corrisponde ovviamente alla nascita di una classe media. Ma anche alle speculazioni senza limiti di una classe dirigente corrotta, alla riproduzione di un modello che si ispira a Hong Kong, Singapore e Bangkok e infine alle strategie commerciali delle grandi multinazionali, che nella Cambogia vedono un potenziale mercato da conquistare. E così sono comparse anche le prime pubblicità. Le più diffuse sono quelle poste sul retro dei tuk-tuk, i tipici mezzi pubblici di trasporto cambogiani: reclamizzano saloni per massaggi, eventi culturali e locali notturni.

Poi ci sono i grandi cartelloni che invitano a comprare bevande alcoliche, considerate un bene di lusso. Queste pubblicità suonano un po’ strane accanto a quelle delle bibite gassate o della birra. Ma la cosa che colpisce di più, un po’ come la crescita smisurata di grattacieli che spuntano dappertutto, sono gli enormi schermi a led, spettacolari, su cui scorrono immagini di smartphone, automobili costose e altri lussi ancora inarrivabili per la maggioranza dei cambogiani. Però non esistono i classici manifesti incollati ai muri, se non di dimensioni minuscole. Niente carta e colla negli spazi pubblici cambogiani.

Questo articolo è stato pubblicato il 13 febbraio 2015 a pagina 23 di Internazionale, con il titolo “Segni di modernizzazione”. Compra questo numero | Abbonati

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