Giulia Blasi, Se basta un fiore
Piemme, 345 pagine, 16,50 euro
Nel gergo dell’industria culturale si chiama crossover. Un libro che sta bene sia nella sezione young adult (per giovani adulti), sia tra i romanzi-romanzi. Per Giulia Blasi, autrice di alcuni titoli ya, conduttrice radiofonica e blogger, Se basta un fiore è la prima prova con la letteratura dei grandi. È la storia di due famiglie della borghesia romana: i De Santo (padre palazzinaro, di destra, senza scrupoli) e i Bertelli (padre e madre produttori di cinema e tv, di successo e di sinistra). Vivono in due case una accanto all’altra in un sobborgo lussuoso ai margini della capitale.
Due ragazzi, Max De Santo e Clara Bertelli, diciottenni, vengono lasciati soli a difendersi da altri giovani prepotenti e da adulti irresponsabili. Come ogni romanzo ya che si rispetti, Se basta un fiore tratta diversi problemi sociali: opprimenti ruoli maschili e femminili, promiscuità, anoressia, stupro. Sono sintomi del malessere, a volte tragico, dei giovani della classe agiata romana. Con un po’ meno realismo antropologico e maggior giudizio politico e morale, il libro avrebbe potuto essere il primo Bildungsroman della Roma di Mafia capitale. In compenso però la scrittura è vivace e spiritosa, e dimostra un orecchio acuto e attento per il parlato giovanile romano. Si legge con piacere tutto di un fiato.
Questa rubrica è stata pubblicata il 24 marzo 2017 a pagina 86 di Internazionale.
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