In una redazione, il fact checker è il custode dei fatti: verifica la correttezza e la veridicità di tutte le informazioni. Le vicissitudini di un giovane fact checker alle prese con un giornalista insofferente sono raccontate in un libro appena uscito negli Stati Uniti (di cui si parla a pagina 96). Nei giornali statunitensi, dove la minima imprecisione può dare origine a costosissime azioni legali, il fact checking ha una lunga tradizione e viene fatto con una cura a volte ossessiva. Lo scrittore britannico Nick Hornby ha rinunciato a diventare il critico musicale del New Yorker perché non sopportava i fact checker che gli telefonavano di notte per controllare che il testo di una canzone fosse citato correttamente.
Nel 2010 il New Yorker aveva in redazione sedici fact checker, più del New York Times Magazine ma meno del tedesco Spiegel, che ne impiegava ottanta a tempo pieno. A Internazionale la verifica delle informazioni è affidata ai redattori, ma visto che gli articoli dei giornali stranieri sono già stati rivisti e pubblicati, non tutti i dettagli vengono controllati. Grazie a un lettore, però, sappiamo che il direttore della scuola di Stolac, in Bosnia Erzegovina, di cui si parla nel numero 942, non si chiama Sedžad Pezo ma Nedžad Pezo. Ed è andato in pensione un anno fa.
Internazionale, numero 944, 13 aprile 2012
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