Studs Terkel, I giganti del jazz
Sellerio, 253 pagine, 10 euro
In Italia è uscito solo il suo primo libro, questa raccolta di biografie di jazzisti scritta nel 1956. Ma negli Stati Uniti, e più in generale tra chi s’interessa di storia e società, Studs Terkel è considerato un capostipite. Prima come intervistatore e conduttore di programmi radiofonici e televisivi, poi come ricercatore presso il Chicago history museum, Terkel, morto a 96 anni nel 2008, ha dato un contributo importante a quella che oggi viene chiamata storia orale, la ricostruzione del passato attraverso i racconti delle persone.
Libri come Division street America (1967) sulla città di Chicago, o Hard times. An oral history of the Great Depression (1970), o ancora Race. How blacks and whites think and feel about the american obsession (1992) non sono altro che raccolte di discorsi a largo raggio, preceduti da poche righe di introduzione che forniscono le informazioni essenziali su chi parla. La grande onestà intellettuale del raccoglitore di testimonianze e il suo rispetto per le storie che le persone raccontano (e per il modo in cui lo fanno) mettono il lettore nella condizione di fare qualcosa che di solito, leggendo un saggio, si tende a non fare: ragionare su un problema, trovare una soluzione piuttosto che capire cosa sostiene l’autore, compiere insomma una propria ricerca, con i ritmi lenti e fertili dell’ascolto di una storia coinvolgente
Internazionale, numero 944, 13 aprile 2012
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