Mario Perniola, Da Berlusconi a Monti. Disaccordi imperfetti

Mimesis, 114 pagine, 5,90 euro

Oggi in Italia “solo la chiesa cattolica e le organizzazioni criminali hanno una visione globale; la prima, pur essendo dotata di un soft power molto arretrato e di mezzi economici poco trasparenti, resta l’unica potenza universale legittima con sede nella nostra penisola. Le seconde possono invece disporre di un hard power non trascurabile e persino superiore a quello dello stato”.

Due anni fa il filosofo Mario Perniola aveva segnalato in un saggio assai discusso (qui ripubblicato insieme ad alcune risposte alle critiche) le “affinità elettive” tra l’ideologia del sessantotto e il berlusconismo, leggendoli come frutti della stessa fase storica che ha portato alla scomparsa della classe media, dell’istruzione pubblica come mezzo di mobilità sociale e del ruolo degli intellettuali. Oggi torna a parlare del tempo in cui viviamo, rilevando nell’azione del governo Monti, di cui si mostrano le differenze con Berlusconi, una contraddizione tra l’invito a consumare per rilanciare la crescita e la mancata redistribuzione che contribuisce all’immiserirsi della società.

Benché presente anche altrove, oggi in Italia questa contraddizione rischia di far aumentare quella frustrazione e quel rancore che hanno già raggiunto livelli di guardia, e compromettere ancora di più l’elaborazione di una visione di lungo respiro capace di ridare dignità alla maggior parte dei cittadini del paese.

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