Michael J. Sandel, Quello che i soldi non possono comprare

Feltrinelli, 235 pagine, 22 euro

Il diritto di inquinare, la priorità in coda, la polizza sulla vita di una persona anziana da riscuotere in caso di morte, qualcuno che chieda scusa al vostro posto: sono solo alcune delle cose che negli ultimi anni è diventato possibile comprare e vendere. Il tutto, però, sta creando qualche problema morale.

Pensato per i lettori statunitensi, per i quali il concetto di libero mercato suona in generale molto meglio che per noi, questo libro, scritto dal celebre autore di

Giustizia. Il nostro bene comune (Feltrinelli), ha almeno due vantaggi rispetto ai tanti altri che sono usciti dalla crisi economica del 2008 in poi per richiamare i pericoli della mercificazione del mondo: discute tantissimi esempi chiarificatori (che in molti casi fanno sorridere e qualche volta anche rabbrividire) e spiega in che modo la messa in vendita di un numero crescente di cose possa costituire un problema.

In alcuni casi, spiega Sandel, mettere in vendita qualcosa che prima era distribuito in altri modi (come un posto avanti nella coda di un teatro) fa aumentare la diseguaglianza, perché la rende accessibile solo a chi se la può permettere. In altri casi (come quando si offrono incentivi monetari ai bambini che leggono un libro) il bene messo in vendita (nel caso specifico, l’impegno nella lettura) si svaluta e si corrompe diventando qualcosa che vale molto meno di prima.

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