1. Füsch, Misantropo
Poi ti svegli ed è di nuovo settembre, la vecchia fanghiglia, la pioggia incessante e quelle giornate di un grigio politico che o ripari sui Tears for Fears epoca The hurting oppure trovi una band italica, tutta new wave e Vecchia Romagna, che crea l’atmosfera per studiare Kierkegaard o accendere un bel candelozzo rivedendo Donnie Darko. Di poche e incomprensibili parole, l’album Corinto è un manifesto del broncio horror. Gran parte del tenebroso rumore è generato da Mariateresa Regazzoni, capa della italo-indie label Jestrai e genitrice di due dei Verdena.
2. Bob Mould, Fugue state
Stato confusionale come quello simulato dal prof di chimica diventato fabbricante di amfetamine nella prima stagione di Breaking bad, tra le memorie più care ai seguaci della serie più borderline della tv. Non meno simulata, e non meno efficace, la fuga dalle varie realtà di Bob Mould, classe 1961, tra i migliori rocker che molti non si sono mai filati. Con gli Hüsker Dü, con il power trio Sugar o da lanzichenecco dei Foo Fighters sgomita rock da trent’anni. Da solo nella Silver age del nuovo album con idee lucide e gran energia confusionale.
3. Turbonegro, I got a knife
Per disfarsi di tossine e ansie assortite, comprare un pugnale svizzero (però dev’essere un piacere da impugnare: manico ergonomico, legno di ciliegio) oppure ascoltare una sbandata band norvegese, che sta in giro dal 1989 e che se n’è uscita con un nuovo album intitolato Sexual harassment. Il genere di hardcore che s’immagina possa piacere a un Karl Ove Knausgård, tra genio letterario e ubriaconi di Oslo in libera uscita, raffiche di nichilismo liberatorio, bordate di ritmo e raccapriccio per tormentarsi e divertirsi entrando nella notte lunga come un inverno.
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